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Locarno 64 – Crulic: The Path to beyond di Anca Damien (Romania/Polonia, 2011)

Tra tecniche pittoriche polimateriche, rotoscope e computer graphic, Crulic è un "documentario d'animazione", una delle sorprese più interessanti del concorso a Locarno 64; la recensione di Alfonso Mastrantonio...

Quella del documentario animato è senza dubbio una delle tipologie che più hanno destato curiosità negli ultimi anni, anche perchè nata nell’ossimoro tra i generi audiovisivi che, per genetica delle immagini di cui si nutrono, si dispongono ai poli opposti lungo l’ipotetico asse di rappresentazione realtà /fantasia. Preso atto che la “marca autenticante” dell’immagine documentaria classica è ormai ugualmente soggetta a falsificazione e prese di posizione, tramite il montaggio, la selezione o la messa in scena deliberata (vedasi l’enorme diffusione attuale del mockumentary), diversi videomaker hanno adottato le tecniche del disegno e della grafica per fornire immagini e voce ad accadimenti non documentati visivamente, o solo in piccola parte. Spesso accompagnati da una voce narrante, per mantenere intatto il confine di genere con quello che potrebbe definirsi Biopic Animato, gli animation documentaries hanno utilizzato il segno grafico per rendere omogeneo e naturale il passaggio tra le testimonianze di reduci e inserti onirici e memoriali (Valzer con Bashir, indubbiamente il titolo portante del filone) o per creare continuità con l’immaginario infantile dei piccoli intervistati (Pequenas Voces, passato nel 2010, alle Giornate degli Autori), fornendo in ogni caso uno stile visivo poetico, simbolico e in qualche modo rassicurante a vicende dai contenuti molto forti e per certi versi “irrappresentabili” . In questo Crulic, la romena Anca Damien inserisce in un contesto di alto contenuto artistico e solide intenzioni di denuncia la funzione, tanto diffusa e apprezzata nel web, dell’infografica: comunicare bollettini medici, intricate magagne burocratiche e assurde intrichi di ingiustizie tramite la semplificazione e l’appeal accattivante delle rappresentazioni figurative. La vicenda è quella di Claudiu Crulic, giovane immigrato romeno in Polonia, incarcerato dalle autorità polacche per un furto da 500 euro di cui si è sempre detto innocente e morto nel Gennaio 2008 per le conseguenze di un lungo sciopero della fame.  Il notevole impasto visivo della pellicola si compone di illustrazioni che mostrano tecniche materiche e a pennello reminiscenti del lavoro del nostro Gabriele Toccafondi (e in alcuni tratti del meno conosciuto Simone Massi) a cui viene conferita una garbata profondità computerizzata, fotografie autentiche animate e ricontestualizzate in scenari dipinti e riprese realizzate appositamente e decorate con il rotoscopio digitale. Questo magma illustrato è commentato dalla voce del personaggio Claudiu Crulic, che ci racconta dall’aldilà la complicata vicenda di cui è stato vittima e incredulo, amareggiato e confuso carnefice. Dopo una lunga introduzione autobiografica, ci accompagna nella lenta e assurda escalation dei suoi ultimi mesi di vita : Il panico che porta a dimenticarsi la prova che poteva scagionarlo al momento dell’arresto (Claudiu si trovava in Italia nel giorno del furto), la testardaggine delle autorità mediche e carcerarie polacche e il colpevole disinteresse di quelle romene emergono come motori sconcertanti di una vicenda piuttosto ordinaria tramutatasi inspiegabilmente in tragedia. Nel valore artistico e testimoniale di un’opera originale e meritevole di attenzione internazionale, rimane però un dubbio che rappresenta forse il rischio più concreto per progetti di questo tipo: paradossalmente, la lunga successione di quadri esplicativi e di scenette ricostruite stilisticamente aggiunge al contenuto alle testimonianze vocali un surplus informativo che può risultare confusionario e distraente, e di conseguenza controproducente ai fini dell’informazione. Non è un caso che la raccolta di immagini televisive della vicenda che appare sui titoli di coda conservi un impatto empatico difficilmente riscontrabile nei  precedenti 70’ del film. In ogni caso una delle sorprese più interessanti del concorso a Locarno 64.

 

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