Film messicano dal titolo italiano l’ultima opera di Enrique Rivero (già vincitore del Gran Premio della Critica a Locarno con Parque Via).
Cercare il senso della propria vita mentre un’altra si va spegnendo. È quello che succede a Chayo che torna a Xochimilco dopo molti anni per assistere la nonna quasi centenaria gravemente malata. In una dimensione che celebra una natura suntuosa che sembra sopravvivere a tutto e una spiritualità pagana e sincera Rivero presenta in concorso al 7° Festival Internazionale del Film di Roma Mai Morire.
Stavo facendo delle ricerche sul momento della morte dopo che un’anziana signora messicana mi aveva raccontato la storia da cui ho tratto soggetto del film e non trovavo nessun termine spagnolo o inglese che spiegasse questo concetto. Mai Morire è un’espressione che ho incontrato leggendo e mi è sembrata la più calzante quindi l’ho scelta, a dispetto del fatto che io non parli una parola di italiano. Ha spiegato Enrique Rivero durante l’incontro con la stampa.
Ho conosciuto Margarita come cantante e ne sono rimasto stregato – ha commentato il regista a proposito di Margarita Saldana, protagonista del film – Lei, come del resto tutti gli attori sono dei non professionisti per mia precisa volontà.
Pur non essendo un’attrice ho voluto partecipare al film come sfida con me stessa, per provare di averne il coraggio. Volevo essere una testimone del mio popolo in quanto prima donna ad essere mai stata protagonista di un film. Mi è piaciuto molto questo lavoro e per tutto il tempo non ho fatto che pormi delle domande, chiedermi se ne ero all’altezza. Non so ancora se ripeterò l’esperienza, ma questa mi ha resa felice. Ha raccontato Margarita Saldana.
A proposito dei numerosi simboli e dei momenti onirirci che ricorrono nella pellicola Rivero ha spiegato: Desideravo inserire qualcosa che ricordasse al personaggio la sua casa nel momento in cui se ne va e il primo simbolo, quello che si vede sul soffitto della camera da letto è un ideogramma cinese, qualcosa di molto personale per me perché lo ha indossato mia madre per tutta la sua vita. Per ciò che riguarda le scarpe (che la protagonista prima perde poi ritrova) sono l’unica immagine che fa parte del racconto originale narratomi dalla vecchia signora e ho voluto ripetere questo elemento profondamente connesso anche con l’idea stessa del ritrovare se stessi.
I sogni inizialmente avevo davvero paura di non essere in grado di realizzarli cinematograficamente, poi ho capito che dovevo utilizzare una mia cifra senza ricercare l’originalità a tutti i costi, e così mi sono deciso per l’utilizzo della soggettiva.
Sulla bellissima fotografia del paesaggio di Xochimilco nella zona sud della capitale del Messico: Mi sono recato molte volte in questa zona e ogni volta rimanevo affascinato da qualcosa di diverso. Le inquadrature le ho concertate con il mio direttore della fotografia con il quale collaboro da molti anni, ma per la maggior parte nulla è stato ricercato, si sono semplicemente seguite delle emozioni estemporanee
Sul suo prossimo progetto il regista messicano ha anticipato: Stò sviluppando un soggetto in Spagna che, pur amando profondamente il mio Messico, è il paese dove ho scelto di abitare con la mia famiglia. Si intitola Pozzo Amaro e in questo momento ne stò ultimando la sceneggiatura. Le riprese cominceranno a settembre 2013: sarà un film molto legato al concetto della stagionalità poiché racconta il momento della vendemmia e della raccolta delle olive.