Trintignant, ritornato al cinema dopo quasi 10 anni di assenza ha parlato del suo regista e della difficoltà nel rivedere il proprio lavoro sul grande schermo: «Michael, che considero uno dei migliori registi al mondo, mi ha offerto questa parte. È stato difficile accettare, ma anche bellissimo. In questi anni mi sono dedicato al teatro e in un certo senso lo preferisco al cinema perché non corro il rischio di rivedermi. Non mi piace riguardare i miei film, e Amour forse è il primo caso in cui invece mi ha fatto piacere. Non avevo mai conosciuto un regista cosi esigente, ma al contempo così fantastico; Michael sa esattamente quello che vuole e conosce il cinema davvero molto bene in ogni suo aspetto, ciò gli permette di mantenere aperto il dialogo con tutte le maestranze che collaborano con lui.»
Isabelle Huppert conferma il giudizio del collega sul regista tedesco che l’aveva già diretta ne La pianista: «Sì, Michael è molto esigente, ma sa anche ricompensarti per i tuoi sforzi. Anche per me è stato gratificante rivedermi in questo film.»
Emmanuelle Riva ha parlato del suo incontro con Haneke e dell’iniziale difficoltà di approccio ad un personaggio tanto complesso: «Ho incontrato Michael in un ristorante e ho notato che mi stava osservando, studiava il modo in cui mi muovevo. Ho davvero voluto partecipare al film anche se ero inizialmente preoccupata perchè trovavo che Anne non mi somigliasse. Rivedendo il film ho avuto l’impressione di non rivedere me stessa, ma un’estranea, qualcuno che non conosco. È un film molto potente, ma anche tremendamente semplice. Durante i due mesi di lavorazione mi sono sentita man mano davvero in stretto contatto con la storia e con il personaggio. Non ho seguito un metodo preciso per prepararmi, semplicemente mi sono fidata di Michael. Ogni mattina avevo fretta di arrivare sul set, è stata un’esperienza molto intensa.»
Michael Haneke è intervenuto sulla questione, posta dai suoi interpreti, dell’emozione provata nel rivedersi in un film: «Per un attore rivedersi sullo schermo è sempre qualcosa di molto difficile, molto più difficile che recitare. Mentre si gira si è concentrati sulla parte e l’approccio è più meccanico quindi più freddo e tecnico. Paradossalmente ci sono film che trattano argomenti molto drammatici che in fase di lavorazione hanno vissuto dei set molto distesi e film decisamente comici con riprese molto più dure.»
Sulla complessità del tema trattato in Amour: «Quando diventi vecchio entri inevitabilmente in contatto con la sofferenza di qualcuno che ami. È qualcosa che anche io ho sperimentato personalmente, all’interno della mia famiglia. È da questo sentimento che nasce questo film che però, ci tengo a precisare, non ha niente di autobiografico. La realizzazione di Amour è avvenuta in modo molto naturale; ho avuto la fortuna di poter combinare un ottimo script ad un cast eccellente.»
Isabelle Huppert sui suoi colleghi: « Avevo già lavorato in precedenza sia con Emmanuelle che con Jean Louis. Con Emanuelle avevamo fatto una Medea durante un festival di Avignone. Là avevo avuto l’opportunità di conoscere l’artista straordinaria, durante le riprese di Amour ho potuto conoscere la persona. Emanuelle mi ricorda moltissimo mia madre, e sono stata felicissima di ritrovarla su questo set. Io e Jean Louis avevamo recitato insieme in un film nel quale io interpretavo il ruolo di sua moglie, mentre adesso sono sua figlia. Devo dire che è piuttosto inaspettato!» (Ridono)