domenica, Dicembre 22, 2024

Red di Robert Schwentke (Usa, 2010)

Non di rado, ad Hollywood, una manciata di trovate divertenti ed un cast azzeccato riescono a diventare un film. Il resto del condimento è ad opera dell’industria, che attraverso la mobilitazione di grandi mezzi e risorse produce la gioia del pubblico, che si vede milioni e milioni di dollari spalmati sullo schermo. Fin qui, niente di male: se il film non guarda in alto e si propone dichiaratamente d’intrattenere in modo facile, non ci sono obiezioni. C’è però un limite anche per questa pratica: se un film-giocattolo diviene addirittura uno sbiadito prontuario di situazioni arcinote, palesando la più totale stanchezza creativa, lo sbadiglio regna imperituro in sala. Ecco presentato Red.L’unica proposta del film è un meeting di star over 50, lanciate in situazioni action dal piglio cartoonesco. L’ex agente Frank Moses (Bruce Willis) da poco pensionato dopo anni di onorata carriera nella CIA, sfugge ad un imboscata, progettata dagli stessi servizi segreti per cui lavorava. Segue il raduno di tutti i suoi vecchi amici d’avventure ( Malkovich, Freeman, Mirren, Cox), a cui si aggiunge la centralinista (Parker) di un ente previdenziale della quale Frank si è perdutamente innamorato, e regolamento di conti con i cattivi di turno. Dietro il complotto si celano le alte sfere della CIA, manovrate da nientepopodimeno che il vicepresidente degli States, il quale vuole sbarazzarsi di tutti i testimoni – tra cui proprio Frank e compagnia – di un massacro in Guatemala, di cui si era reso responsabile tempo addietro. La sceneggiatura (inesistente) di Jon ed Erich Hoeber cerca tonalità spiccatamente comiche – dopotutto Red si inserisce nel filone delle action-comedy come Mr. & Mrs. Smith ed Innocenti Bugie – riducendo le asperità sanguinolente ed ampliando le vicende dell’omonima graphic novel di Warren Ellis e Cully Hamner, da cui trae spunto.
Peccato che alla fine risulti essere uno sfilacciato collage di episodi trascinati con ritmo fiacco, che si affida unicamente alla frenesia delle sequenze action – davvero poche quelle brillanti – che sembrano provenire direttamente da uno sparatutto a livelli. Da videogioco sono anche le cartoline che intervallano i vari segmenti e che presentano il luogo dove si svolgeranno gli eventi successivi. È evidente che in siffatto contesto, al cast spetta un ingrato compito. Le mattanze gigionesche di Malkovich e i guizzi d’ironia british di Helen Mirren purtroppo non bastano per salvare il film. E di nuovo diciamo: peccato! – perché proprio l’anno scorso un gruppetto di vetero-ipertrofici era stato protagonista di una pellicola niente male come The Expendables (I mercenari) e quindi si sperava in un risultato analogo anche per Red e i suoi pensionati. Cameo del novantaquattrenne Ernest Borgnine.

 

 

 

Diego Baratto
Diego Baratto
Diego Baratto ha studiato filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Si è laureato con una tesi sulla concezione del divino nella “Trilogia del silenzio di Dio” di Ingmar Bergman. Da sempre interessato agli autori europei e americani, segue inoltre da vario tempo il cinema di Hong Kong e Giappone. Dal 2009 collabora con diverse riviste on-line e cartacee di critica cinematografica. Parallelamente scrive soggetti e sceneggiature.

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