venerdì, Novembre 22, 2024

Tamara Drewe: tradimenti all’inglese di Stephen Frears – la recensione

Sulle dolci pendici del Dorset l’eclettico Stephen Frears ambienta Tamara Drewe, vivacissima commedia corale che nasconde un pizzico di sana cattiveria sotto un garbo autenticamente britannico

Sulle dolci pendici del Dorset, ideale locus amoenus per londinesi benestanti e vacanzieri americani in cerca di atmosfere da vecchia Europa,  l’eclettico Stephen Frears, acclamato regista di My beautiful Laundrette e del recente, pluripremiato, The Queen, ambienta Tamara Drewe, vivacissima commedia corale che nasconde un pizzico di sana cattiveria sotto un garbo autenticamente britannico. Nel paesino di Ewedown, dove la noia aleggia tranquilla nell’aria e perfino l’arrivo di un taxi è oggetto di pettegolezzi indiscreti, un gruppo di scrittori più o meno in voga trascorre un’estate nella residenza di campagna di Nicholas Hardiment, prototipo del romanziere di successo, donnaiolo e vanesio, cronicamente incapace di rimanere fedele ad una moglie-madre dotata di infinita indulgenza. Naturalmente la quiete non potrà durare a lungo e il corso degli eventi subirà una brusca accelerata con il ritorno di Tamara Drewe, alias ‘faccia di plastica’, ex brutto anatroccolo dal naso troppo ingombrante, che il ritmo frenetico di Londra (e un ottimo chirurgo estetico) ha tramutato in una brillante giornalista. Tamara vorrebbe fermarsi a Ewedown solo il tempo necessario per vendere la proprietà della madre, e forse per prendersi una piccola rivincita sui suoi compaesani, ma ben presto la situazione si complicherà in modo imprevedibile con l’arrivo di una band di musicisti strimpellatori e l’intervento di due ragazzine pronte a tutto pur di non lasciarsi sfuggire il cantante dei loro sogni. Fra innumerevoli tazze di the, week end letterari e una girandola di bugie e malintesi, nel volgere di un anno il caso agirà come un terremoto, rimescolando i destini di tutti. Frears non ha certo dimenticato l’apprendistato artistico con Lindsay Anderson, forse il più geniale ed anarchico fra i giovani arrabbiati del free cinema inglese, e ci regala un movimentato affresco in cui l’ambientazione gioca un ruolo essenziale nel reggere le fila dell’intreccio. Il film si affida ad una sceneggiatura arguta  e senza cali di tono, che strizza l’occhio alle classiche commedie britanniche (con qualche venatura di giallo nel finale, in stile ‘La congiura degli innocenti’) e si prende gioco amabilmente di vizi e capricci degli inglesi in trasferta. In una galleria di personaggi caratterizzati in ogni dettaglio, dalla rockstar capricciosa, con immancabile automobile rombante, allo scrittore in crisi creativa, dall’assillante ragazzina in preda ai primi ormoni alla vicina di casa dal grilletto infallibile, Frears gioca abilmente con gli stereotipi del genere, non risparmiando qualche frecciata ad un campionario di varia umanità quasi mai immune da piccole e grandi meschinità (ma se l’unico personaggio davvero positivo, la pazientissima moglie Nicholas, è anche il più bistrattato, alla fine quasi tutti sono premiati). Il copione si basa su una graphic novel di Posy Simmons, a sua volta liberamente ispirata ad uno dei romanzi meno apprezzati di Thomas Hardy (che è proprio l’autore, a sua volta grande amante del gentil sesso, su cui Glen McGreavy tenta disperatamente da due anni di scrivere un libro), quel Via dalla pazza folla già trasposto sullo schermo nel 1967 con un cast di prim’ordine (Julie Christie, Peter Finch, Terence Stamp) e  la regia un po’ opaca  di John Schlesinger (altro figlio del nuovo cinema inglese). Se l’originale raccontava in chiave melodrammatica la vicenda di una giovane e indipendente proprietaria terriera del Dorset, perennemente indecisa fra tre uomini fra loro diversissimi (un ricco aristocratico, un soldatino inaffidabile e un bracciante che da sempre la adora senza speranza), anche la povera Tamara finirà per essere vittima del suo stesso gioco di seduzione e, soltanto dopo una serie innumerevole di guai, cadrà tra le braccia dell’unico uomo che è in grado davvero di amarla. In un finale che non mancherà di strappare qualche sorriso, tutto, o quasi (da antologia la catastrofica discesa delle mucche), ritroverà la sua giusta collocazione e, con l’ausilio di qualche altra piccola bugia, l’amore riuscirà a trionfare anche nei cuori apparentemente più pigri.

Sofia Bonicalzi
Sofia Bonicalzi
Sofia Bonicalzi è nata a Milano nel 1987. Laureatasi in filosofia nel 2009 è da sempre grande appassionata di cinema e di letteratura. Dal 2010, in seguito alla partecipazione a workshop e seminari, collabora con alcune testate on line.

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