Il discorso vale comunque sia per il precedente Dawn of Dead, di Zack Snyder, che aveva reimpostato in maniera meno ironica e dissacrante e più cupa Zombie (anche se non mancano momenti di suggestivo contrasto come la canzone “have a nice day” degli Stereophonics che accompagna la prima “invasione” di morti viventi, o il finale da videogame) che per il film in questione, ovvero The Crazies – La città verrà distrutta all’ alba, di Breck Eisner. Il film omonimo del 1973, basato su un racconto di Paul Mc Collough, aveva chiari risvolti politici e anarcoidi, in pieno spin off post vietnam, criticava (come sempre) la massa e l’ esercito, e riprendeva apertamente la polemica con i mezzi di informazione lanciata in Night of the Living Dead. Solo che The Crazies era rimasto uno dei più bistrattati lavori nella filmografia romeriana, e aveva bisogno come il pane di essere riscoperto, anche grazie al lavoro di altri.
Eisner (poche e trascurabili le precedenti esperienze del regista, fratello del più noto produttore disneyano Michael) fa suo il progetto, mettendo in scena un’ ottima sceneggiatura di Scott Kosar. Sommariamente la storia, che è quanto di più sostanziale, visto che vira prima della metà in direzione quasi opposta all’ originale: in una cittadina dell’ Idaho ci si accorge che gli abitanti iniziano a perdere il senno e a diventare sempre più aggressivi gli uni con gli altri, fino ad uccidersi a vicenda. Si scopre che di mezzo c’ è l’ avaria di un aereo militare, che, precipitando ha disperso nella falda idrica una arma biologica potentissima, denominata “trixie”, che provoca questa specie di “rabbia” nella popolazione. L’ esercito prende in mano (si fa per dire) la faccenda, e la decisione finale è quella di radere al suolo tutto l’ abitato. I nostri tentano di scappare. Cambia l’ ambientazione, seppur di cittadina rurale americana continui a trattarsi: da Evans (Pennsylvania) a Ogden Marsh (Idaho). Non cambiano i nomi dei personaggi principali: lo sceriffo David e la sua signora Judy Dutton, e il fido sottoposto Russel Clank. Gli attori (il protagonista Olyphant su tutti) non sono questo gran ché, ma in palla, in una storia che sfrutta appieno il regime visivo prima ancora che narrativo. Pochi i cliché dunque e tutti pertinenti. Si può certo dire che la spettacolarità messa in atto è ben gestita, senza abuso di gore o di effetti audio allucinanti e la fase della fuga dei protagonisti è piena di suspense, genuina e corrosiva. Più che una critica politica si può osservare, nel sottotesto la diffidenza che spesso ci lega al nostro vicino, e la pesantezza cronica del paesino di provincia dove tutti si conoscono ma nessuno fino in fondo conosce il prossimo, insomma “il vicino ti odia, odia il tuo vicino”. Lungi dall’ essere considerato un “chef d’ oeuvre”, The Crazies diverte, e rientra a pieno titolo nel girone dei buoni film di genere. E dei remake (non fedeli) riusciti.