I was born in a crossfire hurricane; da questo infuocato verso estratto da Jumpin’ Jack Flash, prende titolo il documentario realizzato per il cinquantennale dei Rolling Stones, diretto da Brett Morgen e distribuito in digitale in questi giorni come evento speciale in alcune sale della penisola. Niente di nuovo sulla storia della più grande rock n’ roll band di sempre, ma sicuramente un altro pezzo affascinante da aggiungere alla documentazione visiva che la celebra.
La pellicola si apre con le urla di migliaia di fan scatenati, un’ immersione immediata nell’universo Stones. Le voci fuori campo di Mick Jagger, Keith Richards, Charlie Watts e Bill Wyman narrano le vicende della sfolgorante carriera delle pietre rotolanti; si parte dai primi anni sessanta, con i concerti in cui Jagger vestiva un semplice maglione, al 1969, anno di Let it Bleed e degli abiti stravaganti.
Gli ammiratori più appassionati degli Stones, avranno sicuramente già visto alcune delle più famose pellicole sul gruppo come, Sympathy for the Devil diretto da Jean Luc-Godard, Gimme Shelter, documentario sul tour americano del 1969, il chiacchieratissimo, non ufficiale Cocksucker Blues e il recente omaggio scorsesiano Shine a Light; di conseguenza troveranno ben poche immagini inedite, ma quelle presenti li lasceranno sicuramente soddisfatti. In Crossfire Hurricane vediamo infatti, per la prima volta, rare interviste al membro fondatore degli Stones, Brian Jones, spezzoni da un programma televisivo in cui Jagger sorride beffardamente, parlando del primo successo del gruppo e una simpatica quanto taciturna intervista al batterista Charlie Watts.
Il film ribadisce come i Rolling Stones furono capaci di incarnare quel sentimento ribelle, di cui i giovani dell’epoca avevano bisogno. È vero che molte band, negli anni 60, nacquero con questa ambizione, ma nessuno fu capace di rappresentare tali ideali come gli stones. Basti pensare al potente e ripetuto riff del brano simbolo della band, quel Satisfaction, inno di una generazione. Ad un certo punto della pellicola, viene chiesto a Jagger il motivo per cui i giovani britannici fossero così insoddisfatti delle loro vite; Jagger risponde profeticamente “semplicemente si ribellano alla generazione che li controlla”. La stessa cosa valeva per gli Stones. Incurante delle critiche, dei genitori che sentenziavano “Vorrei un Beatles come genero, ma non un Rolling Stones”, il gruppo è sopravvissuto ad ogni genere di avversità; arresti per droga, esili in Francia e su tutte la discussa morte di Brian Jones. Gli stones si sono sempre rialzati, rispondendo prontamente con mega concerti ad Hyde Park e album capolavoro.
Unico passo falso della cinquantennale carriera è forse quel maledetto concerto ad Altamont, in cui un membro degli Hell’s Angels, uccise un giovane spettatore. Il momento è ben rappresentato in Crossfire Hurricane, poiché sembra di rivivere la paura provata da Jagger & co. A concludere la pellicola, la fine degli anni ‘70, con l’atmosfera scherzosa portata da Ronnie Wood, arrivato in sostituzione di Mick Taylor e i concertoni da stadio.
Si esce felici, ma al contempo rammaricati dalla visione dell’ennesimo documento sulla vita della band; è bello sentire quelle canzoni immortali, ma allo stesso tempo ci dispiace non aver vissuto un’epoca, in cui la musica era ancora capace di cambiare una generazione.
The Rolling Stones: Crossfire Hurricane di Brett Morgen (Usa, 2013)
I was born in a crossfire hurricane; da questo infuocato verso estratto da Jumpin’ Jack Flash, prende titolo il documentario realizzato per il cinquantennale dei Rolling Stones, diretto da Brett Morgen. Niente di nuovo sulla storia della più grande rock n’ roll band di sempre, ma sicuramente un altro pezzo affascinante da aggiungere alla documentazione visiva che la celebra, la recensione di Viola Pellegrini...