Precariato esistenziale, incorniciato dall’inverno Quebechiano da meno trenta, dalla metastasi della crisi mondiale che investe localmente una cartiera che sfama una cittadina intera, dalla spietata necessità di vendere di un concessionario d’auto. Al centro di tutto Marcel Levèsque, il venditore più anziano e premiato del punto vendita, maestro di finta famigliarità coi clienti, prossimo ai settantanni ma ben contento di continuare a riempirsi l’esistenza, oltre che con figlia e nipote, con le targhe di impiegato del mese nell’ufficio- santuario di una carriera di ingranaggio del capitalismo capitolato. Alle conseguenze di un gioco a rialzo sulla pelle di un cliente disoccupato si assomma l’inaspettata tragedia personale, chiamata a sparigliare le carte in sceneggiatura in modo arbitrario e ridondante, per poi nel finale sui prevedibili binari dove si era instradato , con il solo apparente scopo di aggiungere un surplus di dramma ad una vicenda che avrebbe conservato maggiore efficacia se si fosse mantenuta più asciutta, teorematica, essenziale. Ricalcare la mano per tanto a lungo sull’affetto per i cari e su quello che sarà l’affare fatale, rende meccanico lo sviluppo degli eventi nella seconda parte del film, vanificando un lavoro di regia attento e sensibile nelle prime battute. Peccato dissolvere così il potenziale emblematico di un ritratto che partiva misurato e , supportato da una maiuscola prova di Jean-François Boudreau. Resta in ogni modo interessante la crudeltà abrasiva nei confronti del personaggio principale, portatore di una colpa originale di stampo calvinista e punito nonostante l’agognata purificazione tramite una vita di lavoro. L’imperterrita freddezza della location si riflette negli ingranaggi inarrestabili del mercato, causa scatenante e al contempo medicina di solitudini e disgrazie, creatori di domanda in assenza di bisogno, moto perpetuo testimoniato dalla febbrile accoglienza finale verso la consegna dei nuovi modelli da vendere ad una clientela che non ha i soldi per mantenere un tetto e una famiglia . Un film imperfetto e a tratti prolisso e didascalico, capace però di strappare al proprio soggetto impietosi squarci di attualità.