Il primo lungometraggio, Athina Rachel Tsangari, autrice di origini franco-Greche, lo ha girato nel 2000 a trentun’anni; The Slow Business of Going è un sorprendente film di materiali (filmato in 8mm, 16mm e 35 mm, con alcune parti manipolate con After Effects agli albori) che segue le tracce di Petra Going (interpretata da Lizzie Martinez), una giovane nomade che viaggia accumulando materiale audiovisivo con una videocamera innestata negli occhi, uno script che diventa volutamente fragile, in mano ad un gruppo di attori che partecipando allo sviluppo del film lo modificano nel suo farsi; come dirà Athina in numerose interviste: ” sono stata influenzata dal metodo di lavoro di registi come Cassaveters, Mike Leigh, Altman e per certi versi anche Godard, nel considerare l’attore e non certo lo script, come motore principale della “storia”….Samuel Beckett è uno dei miei padri spirituali, il fatalismo dei suoi personaggi, la schizofrenia e i loro conflitti esistenziali sono molto vicini alla tragedia Greca; sono cresciuta in Grecia, una nazione con una tradizione teatrale molto forte; le performance dei miei attori sono influenzate in modo molto forte dalla stilizzazione codificata nella tragedia o nella commedia classica Greca ma anche da quella dei primi film muti. Non mi interessa il realismo“. C’è un’idea di cinema in questo primo, magmatico film di Athina Rachel Tsangari, che è anche gioco, interazione, invenzione continua. Athina Rachel Tsangari ha una storia cinematografica che va oltre questo film estremo e sperimentale girato tra il ’97 e il 2000; stanziata a Austin, texas, è la co-fondatrice e attualmente direttrice artistica del Cinematexas International Short Film Festival di Austin; la sua introduzione nel mondo del cinema, oltre che in termini di studi, è con un piccolo ruolo in uno dei primi film di Richard Linklater, Slacker. Da questo momento in poi produce le sue cose, le filma, le monta e tra il 2005 fino ad oggi produce alcuni film tra cui il debutto di Bryan Poyser Lovers of Hate, presentato all’edizione più recente del Sundance Film Festival e soprattutto i due sorprendenti lungometraggi di Yorgos Lanthimos, Kinetta, che produce quasi interamente e Kynodontas, per il quale è produttrice associata. Ed è proprio Lanthimos che gli restituisce il favore per Attenberg, il film della Tsangari presentato in concorso a Venezia 67 prodotto e interpretato dal regista Greco, insieme (tra gli altri) ad Evangelia Randou, già parte del cast di Kinetta. La sinossi di Attenberg ci fa pensare a qualcosa di libero e potente sul quale scommettiamo con un occhio chiuso ed uno aperto: Marina, 23 anni, abita con il padre architetto in una città marittima. E’ convinta che la specie umana sia strana e disgustosa, per questo se ne tiene a distanza. Il suo metodo di osservazione si manifesta solamente attraverso le canzoni dei Suicide, i documentari sui mammiferi girati da Sir David Attenborough e alcune lezioni di educazione sessuali che gli vengono impartite dall’unica amica, Bella. Uno straniero arriva in città, fa la sua conoscenza e la sfida a biliardino; nel frattempo, suo padre, si prepara in modo ritualistico ad uscire dal ventesimo secolo, che lui considera assolutamente sopravvalutato. Tra i due uomini e la sua amica Bella, Marina può investigare i misteri della natura umana.