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Venezia 67 – Concorso – Jerzy Skolimowski – Essential Killing (Polonia, 2010)

A mani nude, il cinema di Skolimowsky torna davvero all’essenzialità del suo boxare con uno dei suoi film più intensi e belli, in concorso a Venezia 67, la recensione di Michele Faggi...

A mani nude, il cinema di Skolimowski torna davvero all’essenzialità del suo boxare con uno dei suoi film più intensi e belli.

Se il precedente Four nights with anna forse rimaneva chiuso nella relazione di scambio tra realtà e sogno, con quella parete terribile eretta davanti a Leon (Artur Steranko) a seppellire la memoria in una tomba, la caccia sadica di Vincent Gallo si apre alla lotta, al disorientamento che è un continuo perdere e riappropriarsi del ring; segni e simboli del cinema di Skolimowski si fondono nella progressiva percezione fisica della natura, Mohammed viene catturato dall’esercito americano in Afghanistan riesce a fuggire durante un trasferimento per trovarsi nel bianco accecante di una foresta coperta dalla neve.

Ed è incredibile come lo spazio in continua metamorfosi che nel cinema degli anni sessanta / settanta di questo grande regista si muoveva sulla morfologia di linee, volumi urbani, treni e vite che escono dallo schermo riesca ancora, nei siti preformali della natura, a sperimentare come esperienza nel suo farsi, il contagio tra il bianconero e il colore, il movimento come apparenza che sfugge al controllo, la lotta della forma nell’orizzonte negativo del deserto, la parola che si dissolve e diventa crepitio, rantolo, grido essenziale.

L’occhio di Skolimowski è tutt’uno con il corpo di Vincent Gallo, anima primordiale già “scoperta” da Claire Denis nella sua amoralità basica; ne segue i tracciati, duella sul percorso dei suoi movimenti e non li anticipa quasi mai in una lotta impari tra il controllo registico e l’urgenza di sopravvivere del corpo che ad ogni caduta scompagina i piani.

Perché anche nel cinema di un regista così acuminato e geniale come Skolimowski (e forse, proprio nel suo) l’ancora di salvezza della scrittura intesa come lettera, appiglio, sceneggiatura del pensiero in opposizione ai rapidi movimenti dell’occhio, viene spinta ai margini, salta e si perde di vista.

Ripercorrere Essential Killing con gli strumenti della memoria è un’operazione difficile, scriverne sezionando la ricchezza di segni e apparizioni che libera in un’autopsia critica sarebbe come ucciderlo; e non è certo possibile arrestare le schivate di questo combattente ai margini delle regole consentite, mettendolo al tappeto.

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