martedì, Novembre 5, 2024

Venezia 67 – Noi Credevamo, la conferenza stampa

Grande consenso ricevuto in conferenza stampa dall’ultimo film di Mario Martone in concorso quest’anno alla Mostra del cinema, l’incontro moderato da Enrico Magrelli ha visto la partecipazione del cast quasi al completo, del regista e dello sceneggiatore Giancarlo de Cataldo.

Quale è stato il tipo di lavoro fatto sui documenti storici per la realizzazione di questa sceneggiatura?

Martone: Da un punto di vista filologico il film è interamente costruito su documenti storici, volevamo che fosse il più possibile verosimile quindi abbiamo lavorato sul linguaggio per mantenerlo antico. Scenograficamente però non abbiamo ricostruito niente, tutti gli ambienti sono reali ed il presente riemerge in alcune sequenze. È lo spettatore che compie un raccordo fra il passato e il presente.

Cataldo: Il Risorgimento italiano è stato una sfida ed un’avventura; le letture storiche sono molteplici e nessuna smentisce l’altra. Il sentimento dominante fu senz’altro la speranza dei giovani di andare verso l’unità.

Agli interpreti principali è stato chiesto di parlare dei loro personaggi:

Luigi Lo Cascio: Il mio personaggio è un cospiratore. Le sue idee in un certo momento è come se si fissassero, ma con l’esperienza del carcere rinasce il suo furore rivoluzionario. È uno di quei ruoli che io definisco colossali, che hanno qualcosa del teatro e del mito, mi fa pensare ai personaggi shakespeariani. Mi sono lasciato guidare dal linguaggio quasi musicale del film che ricorda nel suo complesso certe partiture verdiane. Credo nell’importanza della riscoperta di queste figure di giovani che hanno dato tutto per la patria.

Valerio Binasco: Il personaggio lo penso sempre come persona reale che in questo caso è, da un certo punto di vista, indifendibile. Sono ossessionato dalle figure negative, terroristi, kamikaze, grandi ruoli tragici che però sono i più interessanti da interpretare. Mi sono concesso un viaggio nella rabbia e nell’ingiustizia.

Luca Barbareschi: Sono davvero molto grato a Mario. In questa fase la politica è la mia principale occupazione e i miei impegni mi avevano portato a sottovalutare un po’ il mio ruolo in questo progetto, ma trovo sia stato interessantissimo lavorarvi in questo momento; ho potuto trasferire la sofferenza della politica vissuta in prima persona, l’ho riversata nell’interpretazione. Penso a Mazzini e mi viene in mente Toni Negri, entrambi hanno vissuto la rivoluzione sulla pelle degli altri. Ringrazio ancora Martone per il coraggio che ha avuto a girare un film così oggi.

Come ha incastrato la figura di Cristina di Belgiojoso in questo affresco corale?

Martone : Questo è un film fondamentalmente maschile, costituito da storie di uomini che si intrecciano. Nell’inserire i personaggi femminili ho voluto delle figure di donne che avessero un confronto dialettico con gli uomini. Cristina di Belgiojoso ( Francesca Inaudi) è un personaggio straordinari, una figura chiave. Volevo che il film accendesse luci in zone buie. È un film decisamente repubblicano, sarebbe interessante che qualcuno proponesse un film sabaudo-cavouriano, inoltre sono contento di aver portato il Cilento sullo schermo e insieme di aver ripreso la tradizione italiana del cinema dedicato al Risorgimento.

Redazione IE Cinema
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