Johnnie To è un cineasta estremo, non abbiamo dubbi a riguardo, e lo è probabilmente anche per chi, tra i suoi fan, si sarebbe aspettato qualcosa di diverso da questo nuovo Life Without Principle. Già Vengeance sembrava un film quasi definitivo sull’idea di vendetta, affrontata con un cinema fatto di reperti, tracce, segni e sconnessioni mnemoniche quasi per arrivare alle radici cognitive del noir , ma questo nuovo lavoro si presenta come un esperimento ancor più forte nel suo minimalismo esasperato, e nel modo in cui riconfigura il lavoro sul genere, anche in rapporto alla filmografia del regista cinese. In uno scenario economico reso instabile dai primi segnali di una crisi economica che parte dalla Grecia, To intreccia tre storie nella Hong Kong contemporanea raccontandoci il crack delle borse con un rigore impressionante, ma allo stesso tempo non mollando neanche per un istante il gioco combinatorio della commedia. Occupa una prima parte del film (più di mezz’ora) con un saggio di politica economica concentrandosi sugli equilibrismi di una promotrice finanziarie costretta a vender titoli a prezzi maggiorati a causa del collasso delle azioni; i cinque milioni lasciati nel suo cassetto da un cliente che non li ha ancora registrati, poco prima di morire assassinato, innescheranno un meccanismo causale tipico del cinema di To è che si avvicina, da un punto di vista filosofico, al dispositivo di Accident, il film diretto da Pou-Soi Cheang nel 2009, e prodotto dallo stesso To. Ma all’ipertrofia di Accident To sostituisce un rigore estremo, costruendo un film ipnotico dove è ancora più difficile, perchè meno esplicito, tener conto degli scarti cognitivi e dei vuoti di senso che il regista cinese assegna ad alcuni oggetti (pistole, chiavi, immagini allo specchio) che assumono il ruolo di disinnescare il racconto cambiando direzione al punto di vista, o semplicemente caricando di senso quella che poco prima sembrava un’immagine inerte. Ed è splendida tutta la parte che ci introduce nel mondo delle scommesse online, grazie ad un’idea palindroma che mette allo specchio le immagini dei tabulati finanziari viste fino alla nausea nella prima parte con i monitor dei casinò virtuali, quasi a raccontarci la confusione tra scommessa e investimento, borsa e gioco d’azzardo, legalità e illegalità. Rispetto al moralismo di Chomsky, il feroce indeterminismo di To ci racconta la sostanza virtuale del denaro con una forza e un’apparente semplicità da far tremare i polsi.
Tre storie si incrociano per le strade di Hong Kong nei giorni del crack greco e del tracollo mondiale delle borse. Una promotrice finanziaria vede le azioni dei suoi clienti andare al collasso, mentre nel suo cassetto si trovano cinque milioni di dollari lasciati da un suo assisitito senza registrare il deposito, subito prima di venire ucciso. Un delinquente da pochi soldi gioca in borsa per cercare di poter pagare la cauzione per far uscire un suo amico di prigione. Un ispettore di polizia vede l’economia andare a picco proprio quando si è impegnato ad acquistare un appartamento di lusso, spinto dalla moglie, e il padre gli ha affidato sul letto di morte una piccola sorellastra che non sapeva nemmeno di avere. Mentre i cinque milioni aspettano, chiusi a chiave nel cassetto…