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Venezia 68 – Controcampo Italiano – Piazza Garibaldi di Davide Ferrario (Italia, 2011)

La storia d’Italia l’hanno sempre fatta le minoranze, come quei pochi che partirono da Quarto.

È quasi con l’occhio di un entomologo che il regista lombardo Davide Ferrario osserva e analizza l’Italia di ieri e quella di oggi nei luoghi che conservano memoria della Spedizione dei Mille. Un viaggio lungo e dettagliato quello del documentario Piazza Garibaldi, improntato da un forte e ricercato didatticismo che lo rende prodotto destinato ad una fruizione più pedagogica che cinematografica, senza tuttavia precludere definitivamente nessuna strada.

Un racconto estremamente sentito e confezionato in maniera esaustiva, nel quale si susseguono le immagini del bel paese e i volti di coloro che si sacrificarono per l’idea di Patria e dove il basso continuo è costituito dalle lettere, dalle testimonianze e dai ricordi. Tre voci e altrettanti volti noti quelli di Marco Paolini, Filippo Timi e Luciana Litizzetto, interpretano in momenti diversi del racconto brani antologici di Saba, Bianciardi e Leopardi significativi del carattere e delle contraddizioni proprie del popolo italiano. Una lezione di storia moderna e contemporanea impartita con un certo rigore e con grande onestà che si pone l’obiettivo di tenere alto un interesse e soprattutto un dialogo sulla costituzione dell’Unità d’Italia che trascenda le recenti celebrazioni più trite e scontate del centocinquantenario.

«Quando 50 anni fa si celebrava il centenario io ero un ragazzino e il mio interesse sull’argomento non era certo quello di oggi, da qui il mio desiderio confrontarmi con questo pezzo di storia italiana» ha spiegato Davide Ferrario nella conferenza stampa veneziana, «Quando eravamo bambini io e Giorgio Mastrorocco, docente di storia e co-sceneggiatore di Piazza Garibaldi, andavano di moda le figurine e i soldatini dei garibaldini. Siamo partiti dal liceo che abbiamo frequentato insieme e abbiamo scoperto che era stato frequentato anche da alcuni dei 180 giovani bergamaschi che erano fra i Mille, tutti partiti quando avevano meno di 18 anni, un dato impressionante. La loro esperienza la si può leggere nelle lettere che loro inviavano alla famiglia e che abbiamo inserito nel film, lette dai discendenti che conservano con orgoglio la tradizione. Il cinema è uno strumento straordinario per capire la storia, e, personalmente, utilizzo la forma del documentario come un’ipotesi che deve essere in grado di mettere in discussione le nostre conoscenze pregresse. Quando si gira un progetto di questo tipo occorre anche confidare nel caso, e molti degli incontri  che ci è capitato di fare durante le riprese di Piazza Garibaldi sono stati casuali. È in assoluto il film più lungo che abbia mai girato, e ne ho dovute tagliare quasi 6 ore. Spero di inserire del materiale inedito nei contenuti extra del dvd.» Carlo Brancaleone di Rai Cinema ha parlato di un investimento culturale importante che coniuga radici, presente e futuro del nostro paese rendendo la distribuzione del film una missione istituzionale.

 

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