Bangladesh, nei complessi di motel nei sobborghi messicani si intrecciano su svariati livelli costumi sessuali, convenzioni sociali,
concezioni del mercato e credenze religiose, ai quali si adegua la invasività descrittiva del racconto. Ci si ferma sulla soglia degli ascensori nel supermercato del sesso a Bangkok, con la vetrina-scaffale da cui le ragazze numerate e confezionate dai
truccatori vengono scelte con l’aiuto di eleganti banditori, riflesso di una pratica radicatissima, efficientemente organizzata e
apertamente affiancata ai rapporti di coppia. Ci si addentra nelle misere alcove e nei vicoli affollati del quartiere a luci rosse di Dhaka, dove si diventa prostitute da bambine, vendute alle maitresse, ci si contende i clienti con le unghie si recitano le sure per costringerli a rinunciare al sesso orale. I clienti parlano delle ragazze come qualcuno di famiglia, le chiamano per nome mentre parallela cresce la confidenza di sguardi e confessioni che si dirigono direttamente in camera, rivelando la mestizia indicibile di un destino segnato. Nella Zona di Tolerancia di Reynosa si completa la discesa agli inferi: i commenti dei clienti si fanno aggressivi, spavaldi, le pratiche sessuali si moltiplicano in varietà, perversione e prezzo, le ragazze, tra i vapori del crack, si abbandonano con orgoglio e malcelato rammarico nella gara a chi fra di loro é la più puttana, la più attiva, la più furba ad ingannare i clienti. L’atmosfera sulfurea si concretizza nel culto della Santisima Muerte, divinità protrettrice a cui si chiede una morte serena e il salvifico oblio dello squallore di ció che la precederà. E’ coerentemente in questa conclusione del climax che Glawogger lascia cadere ogni pudicizia e confeziona la scena più controversa, pericolante sul crinale tra il sensazionalismo e la necessità documentaria: il sesso tra prostituta e cliente in presenza della macchina da presa, lontano da compromessi di messa in quadro e gestita per analizzare le fredde dinamiche commerciali e di dialogo che si instaurano nel rapporto a pagamento. Anche le confessioni di fronte alla macchina da presa sono prestazioni pagate, nella logica mercantile del tempo e della concessione radicata in questo ambiente. Si tratta di un documentario che parla di sfruttamento, mercimonio del corpo, che sonda i confini della pudicizia nei luoghi meno pudici della nostra società, e che per questo fa consapevole e a tratti furbesco uso di tale mercimonio, contestualizzando comunque in un solido impianto di indagine. Si astenga chi ha lo scandalo facile e i fautori dello sguardo etico e mai compiacente.