La vita non fa sconti ai protagonisti di Marécages, torbido dramma familiare intessuto di crudo realismo, sullo sfondo di un Canada rurale e pettegolo. Firmato dal giovane regista canadese Guy Edoin, il film è stato presentato a Venezia 68 all’interno del cartellone della Settimana della Critica. Le paludi del titolo attraversano le anime dei protagonisti, tutti a modo loro incapaci di gestire tentazioni (sesso, alcool, fumo, impulso di morte) ed emozioni, e infine travolti dalle maree di un’esistenza in cui le difficoltà materiali si traducono inesorabilmente nell’incapacità di vivere con i propri simili, senza che la vicinanza quotidiana si trasformi, in modo più o meno palese, in una forma di sopruso. Atti mancati, sventatezze e imperdonabili meschinità reggono le fila di vite prive di cardini, incapaci di porre un argine ai deragliamenti dell’esistenza tanto quanto alle sventure economiche, in un gorgo che non sembra avere fondo, fino ad una conclusione “aperta” in cui il mero calcolo avrà, almeno per alcuni, la priorità su ogni sorta di pietà. Al centro della vicenda c’è Simon, sedicenne ambiguo, che mescola timidezza e arroganza sotto una maschera di indifferenza per il mondo che lo circonda, mentre i genitori, allevatori in una fattoria sperduta fra le campagne canadesi faticano a conciliare introiti e bollette in arretrato. Mentre una disperazione sorda si insinua progressivamente nel rapporto fra marito e moglie, Simon trova nella solitudine una fallace via di scampo ad una condizione di sotterraneo disagio, sfogando la sua rabbia in gesti di stizza privi di scopo. Un senso oppressivo di morte e una condanna all’autodistruzione, appena dissipati dal ripetersi quotidiano dalle attività che l’allevamento richiede, sembrano pendere sulla famiglia, trasformando lo scorrere degli eventi in una cupa discesa verso l’annientamento, in violento contrasto con la sensazione di apertura suscitata dai paesaggi inondati di luce dei campi coltivati. Un figlio è morto in circostanze misteriose, un vecchio amico si uccide di fronte alla prospettiva di un ormai certo tracollo economico, un vitello viene al mondo già privo di vita e getta Jean nella più cupa disperazione, proprio mentre la moglie gli confida di essere in attesa di un bambino. Simon che, non a caso, è mostrato per la prima volta appollaiato in cima ad un albero, osserva in silenzio, fino a quando, un giorno, sceglierà per un impulso irrefrenabile di modificare le coordinate del destino, con un gesto che avrà il potere di cambiare per sempre le esistenze di tutti i protagonisti.