I protagonisti della storia che è valsa alla sua autrice i premi Campiello, Flaiano e la finale dello Strega subiscono nella pellicola un ridimensionamento ma anche uno sviluppo; del brulicante universo che popola via Stalingrado, quartiere operaio di Piombino, come un formicaio resta l’incrocio dei destini legati tra loro a filo doppio.
Il rapporto che lega le due giovani protagoniste Anna e Francesca, fanciulle in fiore in mezzo ai rifiuti, si fa meno esclusivo e morboso senza essere però meno profondo. Francesca meno affettuosa e più smaliziata è da subito in bilico sull’abisso di una vita senza punti di riferimento se non quello della sua migliore amica ed unico amore, mentre Anna un po’ più passiva può contare sull’affetto che la lega ad Alessio, il fratello maggiore operaio alla Lucchini.
È proprio lui che la geometria del film di Mordini vuole al vertice dello scenario e che appena accenna alle spacconate di cui è protagonista nel romanzo della Avallone (il consumo più che occasionale di cocaina, il commercio illegale di rame e le fugaci avventure con qualche ragazza del quartiere). In Alessio, interpretato da un coinvolto e smagliante Davide Riondino, predomina prepotentemente un carattere giusto e onesto corroborato da una personalità meno oscura e complicata del suo equivalente letterario
Nella sceneggiatura firmata da Mordini, Giulia Calenda (La bestia nel cuore, Il più bel giorno della mia vita) con la collaborazione di Silvia Avallone tutto si fa più semplice ma anche più definito: Francesca, che ha il volto bellissimo e conturbante della esordiente Anna Bellezza, oltre che cubista in un localaccio di Follonica passeggia come un baby-prostituta su un marciapiedi di Piombino, Elena che nel romanzo è poco più che un’ombra acquista spessore con l’interpretazione di Vittoria Puccini che la rende ancora più eterea e distante dall’universo nel quale è cresciuta per caso, mentre su tutti domina Alessio vero eroe operaio che ama il suo lavoro, aiuta economicamente la famiglia, vuole possedere Elena che alla Lucchini è tra i suoi superiori, vuole bene alla sua sorellina Anna, ai suoi amici Mattia e Cristiano e compie anche il disperato tentativo di salvare Francesca da sé stessa.
Un film Acciaio che della grande qualità visiva del romanzo da qui è tratto mantiene i punti cardine nella contrapposizione fra il degrado dell’architettura e la bellezza del corpo delle adolescenti e delle scintille rosse prodotte dai macchinari della fabbrica e l’azzurro del mare nel quale spicca l’isola d’Elba, che mantiene la sua ideale identità di approdo sicuro, di futuro migliore e di orizzonte sereno per i protagonisti di questa storia di discesa all’inferno e difficile risalita dei nostri giorni.