martedì, Novembre 5, 2024

Venezia 69 – settimana della critica – Küf (Mold) di Ali Aydın (Turchia, 2012)

Barsi è un uomo di mezza età vedovo al quale mancano 2 anni per la pensione. Vive da solo e lavora come controllore dei binari per le ferrovie, è debole, stanco e soffre di epilessia. Ma è ostinato a non arrendersi e a continuare a cercare suo figlio scomparso 18 anni prima quando studente universitario a Istanbul venne arrestato con l’accusa di complotto nei confronti del governo turco. Ogni giorno l’uomo reclama silenziosamente il suo diritto a sapere la verità scrivendo decine di lettere e recandosi in commissariato in cerca di novità. Ha sempre una radio accesa sia quando a casa si ricuce le scarpe, si prepara il pasto da portare al lavoro e fuma lentamente una sigaretta, sia quando cammina sui binari. La radio è quella che gli aveva regalato il figlio, è importata dalla Russia e solida. Le frequenze talvolta si fanno più deboli e vanno e vengono, ma la sua determinazione rimane costante.

Per Barsi, che appena nato non sembrava neanche potesse sopravvivere, è il suo destino continuare a cercare, come spiega all’ispettore di polizia che si occupa del caso di suo figlio;  resistenza e perseveranza sono scritte nel suo codice genetico.
Chiuso in un mondo di silenzio e di umiltà ha occasione di sfogare la sua rabbia solo con Cemil un suo giovane collega testa calda e invischiato in affari loschi, che talvolta lo deride e lo ricatta. Barsi prima lo sorprende mentre sta violentando una prostituta e lo colpisce alla tempia, poi mentre ubriaco sul lavoro Cemil non si accorge di un treno in arrivo, non cerca di salvarlo.

Ali Aydin esordiente regista 32enne fà di piani sequenza e dialoghi la sua cifra stilistica, puntando sui suoi personaggi un occhio sempre discreto e sensibile, sia quando essi emergono dall’oscurità, sia quando sono investiti dalla luce.
Girato con la precisa volontà di far luce su una storia ormai sepolta della Turchia che andava raccontata KÜF (Mold) è un’opera acerba ma senz’altro efficace che ritrae con grande umanità un mondo sommerso dalla desolazione e dall’anonimato all’interno del quale le identità dei vivi e quelle dei morti pur con fatica e in silenzio, riescono infine ad affermarsi.
La tenacia del padre che non vuole arrendersi ha commosso Nanni Moretti, presente al Lido per assicurarsi la distribuzione italiana del film di Ali Aydin che uscirà per la Sacher Distribuzione durante la primavera 2013.

 

Alessandro Allori
Alessandro Allori
Dal 2003, anno della sua Laurea in Scienze Politiche Alessandro Allori si è dedicato dedicato al campo della comunicazione, del marketing e del giornalismo. Ha collaborato con numerosi settimanali e si occupa di maketing e contenuti redazionali per alcune agenzie di comunicazione.

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