Quando sono arrivato per la prima volta in Europa negli anni Sessanta davanti a Roma ho provato quello che prova un qualsiasi americano: è uno dei posti più esotici per gli standard americani, è qualcosa che non ha mai visto o capito prima. Estremamente esotica. Londra, Parigi, sono al contrario città che un americano riesce a capire. Roma no, ha uno stile di vita completamente estraneo, colori e immagini diverse, è una festa per un regista. Il prossimo film sarà girato in una piccolissima sua parte a New York, il resto a San Francisco.
Qualche critica giunge a John, personaggio interpretato da Alec Baldwin, per qualcuno troppo statico, quasi “travolto da un taxi” e difeso da Allen come un “personaggio piuttosto enigmatico. È un turista che viene in Italia, paese dove ha vissuto per un certo periodo durante la sua gioventù, vive un “qualcosa”, in parte ricordo, in parte fantasia. Il personaggio di Jesse [Eisenberg] potrebbe essere Alec da giovane. Ho avuto l’impressione che i due stessero bene insieme, ma è una dinamica aperta all’interpretazione”. Baldwin, mordace alla maniera del suo alter-ego feyano Jack Donaghy risponde: “Volevo dire che prima delle riprese ho letto male le sceneggiature. Subito dopo aver letto ho pensato di dover recitare la parte dell’uomo che in una stanza d’albergo vede aprirsi la porta da Penélope Cruz che si offre per una giornata d’amore [nel film Antonio, impersonato da Alessandro Tiberi], per questo ho detto subito sì. Poi sono arrivato sul set e ho capito che la mia parte era un’altra”.
Qualche parola di ammirazione per Allen da parte di Jesse Eisenberg, una più corposa dichiarazione di stima da parte di Penélope Cruz:
Io adoro Woody. Lui ha una personalità molto… peculiare. La sua intelligenza e il suo umorismo sono davvero superiori, è una persona così importante per me. Mi piace averlo vicino, sentire una sua battuta geniale e scriverla per non dimenticarla. Una delle grandi opportunità del nostro mestiere è poter avere a che fare con persone speciali come lui. È una delle mie persone preferite al mondo. Stiamo insieme troppo poco tempo, non ne ho mai abbastanza. Io ho sempre sognato di lavorare con lui. In entrambi i film che abbiamo fatto insieme i tempi sono stati brevi, per quanto mi riguarda le riprese sono durate tre settimane e mezzo. In questo caso mi ha affidato un personaggio che è un vero gioiello, mi sono divertita tantissimo a prepararlo e interpretarlo. Ho tempestato Woody di miliardi di domande, con la richiesta di ripetere le scene, e lui è sempre stato gentilissimo e disponibile, a parte quell’unica volta in cui è scomparso dal set perché non voleva più sentirsi fare domande. Per me è bellissimo lavorare con lui: è molto preciso con gli attori. Le persone mi dicono: “Ma lui non ti dà mai istruzioni, indicazioni!”: lui non dice nulla se è soddisfatto di quello che fai, perché non ama perdere tempo e io questo lo trovo bellissimo. Non ha tempo per le stronzate, è davvero su un altro livello, sia come uomo che come artista. Potrei andare avanti e parlare di lui all’infinito. C’è sempre per l’attore, ti dà tutto ciò di cui hai bisogno in quanto attore.
Non manca una punta polemica da parte della stampa. A chi chiede al regista quale sia la fonte di tanto ottimismo nella sua rappresentazione dell’Italia, così scevra da implicazioni politiche, Allen risponde:
Quando vado in un posto per girare un film, cerco di raccontare il mio punto di vista, le mie impressioni, le cose che mi colpiscono in quanto drammatiche o comiche, che possano essere divertenti da vedere. Non ho certo un’approfondita conoscenza della politica o della cultura italiana, ho solo cercato di fare un film che fosse ambientato a Roma e che potesse intrattenere il pubblico. Non sono informato abbastanza da insegnare qualcosa a qualcuno.
Dopo aver ricordato ad Allen come il suo Dittatore dello Stato Libero di Bananas sia stato sovente citato in materia di satira berlusconiana, in sala si allude a come il personaggio di Benigni, Leopoldo Pisanello, che in To Rome With Love vive un’improvvisa e immotivata fama che lo porta da uomo medio a star, rifletta per ironia della sorte la cronaca politica di questi giorni. Così Allen:
Se così è, è un caso fortunato. Quando ho scritto questo film ho pensato che il ruolo potesse essere molto divertente recitato da Roberto Benigni. Un uomo medio, comune, che all’improvviso si ritrova investito dalla fama: tutti sono interessati a sapere le sue opinioni. Se poi quest’idea buffa rispecchia lo spirito dei tempi, beh, allora mi è andata bene, sono stato fortunato!
Roberto Benigni, chiamato in causa sul destino del suo personaggio, in coda alla conferenza stampa ci regala un gradito micro-show:
Alla luce dei fatti di oggi presentare il soggetto di una persona che diventa famosa dal nulla, che all’improvviso si ritrova con macchine, donne, soldi, senza aver nessun merito a prima vista sembra la storia di Renzo Bossi. Quando l’abbiamo girato non era così, era l’Italia che ha descritto il signor Allen: c’era il nostro presidente del Consiglio, c’erano le escort, le feste, c’era ancora Umberto Bossi, il sole… adesso piove, insomma, ci sono gli esodati, c’è Monti, è cambiata la situazione e molto! Di film da citare oltre al Dittatore dello stato di Bananas adesso si potrebbe citare Prendi i soldi e scappa, anzi senza “scappa”, anche solo “prendi i soldi” oppure Criminali da strapazzo, oppure Crimini e misfatti. Un grande autore parla sempre di noi continuamente, va sempre oltre a ciò che noi diciamo, noi cerchiamo sempre di interpretare. Allen è l’unico che riesce a unire Bergman e Groucho Marx. Ora non voglio fare lo spiritoso accanto a Woody Allen, sarebbe come suonare il piano davanti a Mozart o cantare All’alba vincerò con Pavarotti davanti… sono stato molto attento quando stava dirigendo il film, per imparare: “Chissà dove metterà la macchina da presa”, mi dicevo, e ogni volta la trovavo e… solo lì poteva stare. La direzione degli attori avviene come per i grandi direttori d’orchestra, a volte solo con uno sguardo. Allen mi ha confidato che vorrebbe girare di nuovo un film con me, il sogno della sua vita è girare a Copenhagen o anche in un deserto. Ci stiamo pensando… io nel finale vengo schiacciato da un taxi.