Questo film è un certamente un omaggio a Roma, ma è anche un omaggio ai grandi talenti del cinema italiano, al cinema di Fellini. C’è per caso qualche riferimento ai maestri, allo Sceicco Bianco forse?
Sono cresciuto con il cinema italiano, sono sempre stato e sono un grandissimo ammiratore del cinema italiano. Tutto ciò che nel film può sembrare come pertinente o come un riferimento al cinema italiano è di certo un riflesso di questa mia ammirazione, di ciò che ho assorbito negli anni, ma non è il frutto di una scelta propriamente conscia. D’altra parte è impossibile per chi è cresciuto in quegli anni come me non essere stato influenzato dal cinema italiano, dai film che arrivavano a New York, che io e i miei amici andavamo a vedere e che hanno lasciato in noi il segno. È naturale che quando si fa un film si tenda ad essere influenzati, a tirar fuori ciò che è stato assorbito nel corso degli anni, della propria crescita. Non è un’influenza voluta, tuttavia.
Ma qual è l’immagine che ha dell’Italia e quale ha voluto trasmettere con questo film? Quanto è stato influenzato dalla sua visione del nostro paese?
Tutti gli americani hanno un grande affetto per l’Italia, un paese estremamente caloroso, che ha contribuito enormemente alla cultura mondiale nel corso della storia, un posto molto alla mano, in cui la vita può essere goduta e che proietta un’immagine positiva, affermativa della vita. Se facessi un film in Svezia sarebbe permeato da una psicologia completamente diversa, da un diverso feeling. Gli americani hanno un grande affetto per molti posti europei: Parigi è uno di questi, l’Italia è nei cuori e nella mitologia americana. Abbiamo imparato sia dai film italiani che dagli italoamericani, nel nostro paese personaggi molto colorati, socievoli, che hanno a cuore la famiglia, personaggi molto positivi, anche un po’ ingigantiti, larger than life. (continua alla pagina successiva…)