A partire dal 1975, David Cronenberg ha offerto il suo contributo come attore per trentacinque produzioni tra cinema e televisione. Una consuetudine che ricorda solo in parte quella di Hitchcock all’interno dei suoi stessi film, perché ad eccezione di sei titoli, il maggior numero di partecipazioni riguarda opere dirette da altri autori.
Si tratta di brevi apparizioni, il più delle volte limitate ad un paio di battute, ma legate tra di loro da una serie di rimandi narrativi e produttivi, che dialogano direttamente con la sua filmografia da regista.
L’ultimo in ordine di tempo, è il recentissimo cameo donato all’amico Viggo Mortensen per Falling, debutto dietro la macchina da presa presentato all’ultimo Sundance Film Festival e ancora inedito in Italia.
L’attore dai molteplici talenti, aveva collaborato con il regista canadese per tre film, a partire da History of Violence, passando per La promessa dell’assassino, fino al ruolo di Sigmund Freud in A Dangerous Method. Nel film di Mortensen, Cronenberg è un proctologo incaricato di esaminare l’anziano padre del protagonista in una breve, ma intensa sequenza che lo vede recitare accanto a Lance Heriksen.
Non è la prima volta che il regista de La Mosca interpreta un medico, ruolo che ha evidenti connessioni con il suo cinema, spesso attraversato da riflessioni di natura scientifico-filosofica. Oltre le possibili autocitazioni, l’aspetto più vivo di questa intensa e frequente collezione di prestazioni attoriali, risiede nei continui scambi di occasioni ed energie creative, che dal set di alcuni film hanno anticipato e talvolta seguito le scelte dello stesso Cronenberg come autore.
È con questo criterio che abbiamo deciso di raccontarvi i suoi ruoli più significativi davanti alla macchina da presa
Tutto in una notte di John Landis: il supervisore
Un anno prima di girare La Mosca, David Cronenberg partecipa al film di John Landis successivo al trionfo di Una poltrona per due.
Jeff Goldblum è Ed Okin un impiegato insoddisfatto della sua vita lavorativa e coniugale. Perseguitato dall’insonnia, vaga per una Los Angeles notturna fino all’incontro con Diana, una splendida e misteriosa bionda in fuga, interpretata da Michelle Pfeiffer.
In anticipo di qualche mese sul Fuori Orario di Martin Scorsese, Landis costruisce una commedia furibonda, basata sulla vita di un uomo comune, improvvisamente al centro di un incubo senza uscita.
Nella sarabanda di situazioni desunte dallo slapstick e dal cinema d’avventura, il regista di Animal House fa girare un vero e proprio carosello di camei mettendo insieme una ventina di apparizioni brevi, che includono registi della “new hollywood” come Paul Bartel e Paul Mazursky, oppure grandi leoni come Don Siegel e Jack Arnold. David Cronenberg interpreta il supervisore di Ed, incaricato di testare l’efficienza di un dispositivo dalla compagnia aerospaziale per cui lavora. Il debutto del regista canadese nella recitazione, imposta da subito uno stile distaccato e algido, quasi sempre fuori dalla realtà emotiva dei personaggi. In questo caso compare dopo i primi sette minuti del film e un momento prima dell’incontro tra Ed e Diana, che sconvolgerà la vita dell’uomo.
Da una parte la noia sistematica e scientifica del suo lavoro, dall’altra l’eccitazione di una vita al limite.
L’anno successivo al film di Landis, Jeff Goldblum sarà Seth Brundle nella rilettura de “La Mosca” realizzata da David Cronenberg. Uomo comune e scienziato solitario, Brundle oltrepasserà altri limiti, tra la vita organica e quella inorganica.
Cabal di Clive Barker: lo psicanalista serial killer
La seconda regia dello scrittore e illustratore britannico Clive Barker arriva due anni dopo Inseparabili e uno prima de Il pasto Nudo. Entrambi i film di Cronenberg lambiscono territori vicini a quelli barkeriani, soprattutto nel descrivere la relazione tra psiche e corpo come viaggio dalle conseguenze estreme.
Più vicino al passaggio della cultura lisergica nello spazio di quella rave, Cabal anticipa la lettura che Cronenberg farà del romanzo di William Bourroghs, rappresentando un mondo interiore che si fa carne.
Il regista canadese interpreta il ruolo più consistente della sua carriera, lo psicanalista Philip K. Decker, artefice di una manipolazione cognitiva a base di LSD, ai danni di Aaron Boone.
La droga amplifica lo stato angoscioso del giovane, fino a metterlo in contatto con un mondo immaginario popolato da freak mutanti, che già dimorava nei suoi sogni. Boome sarà costretto a rifugiarsi in questa dimensione mostruosa, mentre lo psicanalista cerca di attribuirgli una serie di delitti che non ha commesso, mediante la manipolazione psicochimica.
Decker, ferocissimo serial killer, mantiene una stanza piena di coltelli che ricordano i divaricatori di Inseparabili; allo stesso tempo i suoi metodi anticipano la figura manipolatoria del Dottor Benway interpretato da Roy Scheider ne Il pasto Nudo. Gli elementi in comune tra il film di Cronenberg e Cabal sono molti, sarà infatti Gabriella Martinelli, produttrice del film di Barker, ad occuparsi del lavoro tratto dal romanzo di William Bourrroghs, insieme al noto produttore Jeremy Thomas.
Da Morire di Gus Van Sant: il sicario
Prima della collaborazione con Van Sant, Cronenberg si era calato nella parte di un regista cinematografico ne Il verdetto della paura, neo-noir interpretato, tra gli altri, da Armand Assante e Gabriel Byrne. Nel brevissimo ruolo scritto da Heywood Gould insieme a Jordan Katz, il regista canadese offriva al boss della mafia Rusty Pirone di interpretare se stesso in una produzione cinematografica dedicata all’ambiente malavitoso.
Era il 1994 e l’anno successivo Cronenberg accetta la parte di un sicario pagato dalla mafia di Little Hope, nel New Hampshire, per uccidere una donna determinata a costruire il proprio racconto tra realtà e finzione, sfruttando e manipolando i media locali.
Nicole Kidman è Suzanne Stone; le sue ambizioni nel mondo della televisione non collimano con quelle del marito, per questo decide di sbarazzarsene ingannando tre giovani drop-out. Il padre del defunto, per vendicarne la morte, si servirà di un sicario per eliminare Suzanne. Nel gioco delle vendette intrecciate, il killer silenzioso interpretato da Cronenberg è una figura ieratica e distaccata come altre scelte dal regista canadese. La sequenza in cui la Kidman viene spinta sotto la lastra ghiacciata di un lago è crudele e indimenticabile.
Last Night di Don McKellar: l’impiegato del gas
Nella seconda metà degli anni novanta, David Cronenberg collabora con alcuni registi canadesi. Tra i progetti a cui prende parte, quello di Don McKellar è sicuramente il più interessante. Last Night, opera prima del regista di Childstar, otterrà un prestigioso premio al Festival di Cannes e quello come miglior opera prima al Festival di Toronto del 1998.
Ambientato proprio nella città canadese prima della fine del mondo, è un film corale che descrive le ultime ore di vita di un gruppo di cittadini, mentre la città viene messa a ferro e fuoco. Sono i violenti saccheggi contrapposti alle azioni quotidiane a determinare un imminente senso della fine, sintetizzato perfettamente nella figura dell’unico personaggio destinato a morire, quello interpretato da David Cronenberg.
Duncan è l’impiegato responsabile della fornitura locale di gas, in completa solitudine continua a sincerarsi in modo meticoloso che tutti i torontoniani possano usufruire del servizio fino all’ultimo momento. Tra telefonate di routine e l’organizzazione dello schedario clienti, le ore impiegate da Duncan sono all’insegna della missione civile più umile e importante: garantire costante sostegno alla comunità.
Quando due balordi entreranno nel suo appartamento per ucciderlo a sangue freddo, la gratuità del gesto contrasterà con la voce dell’uomo riprodotta per l’ultima volta dalla segreteria telefonica, come eco lontana che risuona tra le stanze vuote.
Cronenberg interpreta un ruolo molto simile ad altri dei suoi camei, per la ridotta sintesi di gesti e parole, ma con una caratterizzazione più strutturata, che assume una posizione fondamentale nel film.
Alcuni degli interpreti di Last Night, tra cui Sarah Polley, lo stesso McKellar e Kirsten Johnson, faranno parte del cast di eXistenZ, il film diretto da David Cronenberg nel 1999.
L’altra Grace di Mary Harron: il reverendo
Sarah Polley, l’attrice e regista canadese che aveva già collaborato con David Cronenberg per eXistenz, conservava in un cassetto la sua versione de “L’altra Grace” da più di 20 anni. Quando ne aveva solo 17 scrisse a Margaret Atwood, l’autrice del romanzo, per opzionarne i diritti. La Polley, ancora lontana dalle sue esperienze con registi del calibro di Atom Egoyan e David Cronenberg, era un’adolescente nota agli spettatori della televisione nazionale per la serie “La Strada di Avonlea”, ma aveva già le idee chiare.
Dopo la sua intensa carriera attoriale e il debutto dietro la macchina da presa con “Away from her”, primo dei suoi tre film come regista, è riuscita a coronare il suo sogno, adattando per la televisione il romanzo della Atwood e co-producendo l’intero progetto, sulla scia del recente successo della serie “The Handmaid’s Tale” tratta da un lavoro della stessa scrittrice.
“L’altra Grace”, la mini serie ambientata in Ontario alla fine dell’800, viene affidata alla regia di Mary Harron ed è interpretata da Sarah Gadon, attrice feticcio di David Cronenberg.
Lo stesso Cronenberg ottiene una parte e il suo ruolo è quello del reverendo Verringer, il prelato che introduce il caso di Grace Marks all’esperto di malattie mentali Simon Jordan.
La Marks, giovane donna di origini irlandesi trasferitasi in Canada, è accusata di duplice omicidio ed è reclusa nel penitenziario di Kingston. Le sessioni di interrogatorio renderanno ancora più intricato il contrasto tra i desideri di Grace e la percezione maschile delle sue presunte responsabilità, in una società che non riesce ad attribuire all’animo femminile sentimenti più complessi della dolcezza.
In questa difficile lotta con l’irrazionale che è anche la battaglia per la conquista della soggettività femminile, il breve cameo di David Cronenberg si avvicina ad altri piccoli personaggi chiave delle sue numerose apparizioni. Il reverendo Verrenger racchiude in se stesso la lotta tra ragione e fede; da sacerdote compie lo sforzo di accogliere la scienza e altre prassi pseudoscientifiche per spiegare il caso di Grace Marks. Figura contraddittoria e inquietante, quella del Reverendo Verringer è illuminata di una luce squisitamente cronenberghiana.
Maiale, capra, banana, grillo. Cartoon Nickelodeon Dave Cooper e Johnny Ryan: Il dottor Cronenbird
La serie animata creata da Cooper & Ryan e ambientata nell’immaginaria Boopelite City, racconta le deliranti avventure di quattro personaggi antropomorfi che affrontano autonomamente avventure surreali, intrecciate tra di loro in un secondo momento da una struttura temporale complessa che attraversa tutti i brevi episodi, poco più lunghi di dieci minuti.
Le due serie hanno avuto un successo intermittente negli Stati Uniti, per l’approccio radicalmente underground del progetto e per le ardite scelte narrative. Realizzata con tecniche d’animazione miste, tra disegno a mano e flash animation, “Maiale, Capra, Banana, Grillo” ricorda molto nello stile le avventure di “Ren & Stimpy”, una delle serie animate storiche degli anni novanta.
Nell’episodio “The Goofy Turkey Zone” i creatori della serie si ispirano alla fantascienza di “Ai confini della realtà” e spediscono i loro protagonisti in una serie di universi paralleli. In uno di questi, Banana, deve partecipare ad un difficile contest di videogames, ma non riesce ad ottenere una prestazione soddisfacente. Il Dr. Cronenbird, un gabbiano inquietante e modellato sulle caratteristiche dello scienziato pazzo, consente a Banana di vincere la competizione, trapiantando sul personaggio antropomorfo le mani di un campione di videogiochi. Quando i legittimi proprietari delle estremità reclameranno il maltolto, Banana, senza mani, non sarà in grado di ritirare il trofeo.
“Maiale, Capra, Banana, Grillo” segue le consuetudini di altre note serie animate, ospitando note voci di personaggi del cinema e dell’intrattenimento per doppiare i personaggi più improbabili. La voce del Dr. Cronenbird è ovviamente affidata a David Cronenberg, che in questo caso si presta ad una gustosa autoparodia, con una via di mezzo tra un arcaico Dr. Frankenstein e uno scienziato della nuova carne.
Anche quando decide di giocare, il grande regista canadese sceglie con coerenza la sua personale galleria di personaggi, che ormai supera le 35 caratterizzazioni. Quale sarà la prossima?