Cosa c’è di più semplice, per chi vuole capire il mondo in cui viviamo, di pensare alla terra? Raccontare la Terra partendo dalla terra e dando voce a qualche terrestre. Idea elementare, al confine col genio, che il documentarista Nikolaus Geyrhalter svolge al massimo delle sue capacità.
Già in “Unser täglich Brot” (2005) Geyrhalter riesce a fare un discorso profondamente ambientalista e antispecista limitandosi a filmare come viene prodotto il cibo in Europa. Novanta minuti senza parole che valgono come un pamphlet al veleno. In “Abendland” (2011) prende alla lettera il termine tedesco per occidente, “terra della sera”, e porta sullo schermo ciò che accade dal tramonto in poi. “Homo sapiens” (2016) è, fin dal titolo, uno sguardo franco e scientifico sul cosiddetto Antropocene. Erde ne è la logica prosecuzione.
Una didascalia all’inizio del film spiega come la natura sposti ogni giorno 60 milioni di tonnellate di terra e detriti. L’uomo, invece, ne sposta 156 ed è quindi il fattore geologico più influente del pianeta. Antropocene, appunto. Poi parte l’indagine: sette posti diversi tra l’Europa e il Nord America, sette distese di terra sulle quali l’uomo esercita un potere plasmante che sembrerebbe assoluto ma di cui, per stessa ammissione degli intervistati, non si conoscono le conseguenze di lungo termine.
Dalla San Fernando Valley piena di camion e ruspe al traforo del Brennero, dal carbone ungherese al rame spagnolo, fino ai rifiuti radioattivi ammassati a centinaia di metri di profondità in una ex miniera di sale tedesca. Geyrhalter mette insieme plongées dal punto di vista di una nuvola ed esplosioni filmate a pochi metri di distanza, interviste rustiche con le risposte separate da un millisecondo di nero, piani fissi in cui si contempla la materia spostata dall’uomo e brividi fanciulli, in movimento, dalla prospettiva di chi il lavoro lo compie.
Un documentario istruttivo pur senza portare cifre a iosa, eloquente nella sua autorevole semplicità, persino spassoso. Geyrhalter mette la propria nota a piè di pagina a un dramma noto. Purtroppo non sta a lui, ma a noi, capire che così non potremo andare avanti a lungo.