“Picchiare ed umiliare gli inermi è già perciò stesso una infamia; ma che a farlo siano coloro che rappresentano lo Stato e dunque la sua cruciale funzione di sorveglianza, protezione e rieducazione delle persone detenute nelle proprie carceri, supera ogni limite dell’umanamente tollerabile.” Sono parole di Gian Domenico Caiazza scritte all’indomani della diffusione dei filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza, che riproducevano la mattanza consumata nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Violenze inaudite contro i detenuti, che hanno portato a 52 misure cautelari a carico di funzionari, comandanti e agenti dell’amministrazione penitenziaria . Il Presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane, che invoca un ritorno agli Stati Generali dell’Esecuzione Penale, dove si scrissero pagine importanti per un progetto di riforma che non ha mai visto la luce, lo dice chiaramente nel suo lungo post pubblicato su facebook lo scorso due luglio: “Benissimo la invocazione della “Costituzione tradita”, opportunamente espressa dalla Ministra Cartabia. Ora però alle parole di ferma condanna occorre far seguire una risposta seria ed efficace, ciò che necessariamente presuppone la comprensione, lucida e coraggiosa, di cosa esattamente sia accaduto, e perché“
Chiama in causa la Ministra Cartabia anche Duilio Giammaria, Direttore di RAI Documentari. Il contesto è quello legato alla promozione del documentario “L’isola ritrovata. La storia del carcere di S. Stefano“, racconto storico sul penitenziario di Santo Stefano sull’isola di Ventotene, dalla sua costruzione nel 1793 alla chiusura definitiva nel 1965. Nel film, che andrà in onda venerdì 9 luglio alle 23:00 su Rai Tre, Salvatore Braca ricostruisce le vicissitudini dello storico carcere, affrontando l’attualissimo tema della pena, dell’ergastolo e delle condizioni di vita nelle carceri, in particolare raccontando la straordinaria avventura di Eugenio Perucatti, direttore “illuminato” dell’ex carcere borbonico per otto anni, a partire dal 1952, che portò avanti un modello carcerario basato sul recupero del detenuto.
C’è in corso un progetto di recupero del carcere, affidato a Silvia Costa, Commissario straordinario di Governo per gli interventi di restauro e valorizzazione dell’ex Carcere borbonico dell’isola di Santo Stefano a Ventotene e per chi volesse approfondire, consigliamo questa bella conversazione di Silvia Costa insieme a Maria Antonietta Farina Coscioni, nel corso di una puntata de “La Nuda Verità”.
“Gli atti di violenza nel carcere di Santa Maria Capua a Vetere rendono ancora più attuale il tema dei diritti umani e delle condizioni di vita dei detenuti, al centro di questo documentario” – ha detto Duilio Giammaria – Come ha sottolineato la Ministra Cartabia, ognuno deve fare la propria parte e attivarsi perchè sia rispettata la dignità della persona dei detenuti e garantita l’umanità che deve connotare la vita negli istituti pentenziari”.
Per Salvatore Braca, autore del film, si è trattato di proseguire un percorso già avviato dal 1983 proprio a Ventotene, attivando un focus sull’ex carcere, luogo simbolo: “La tecnica da me utilizzata è quella della docufiction e, a testimonianza del rapporto autentico che mi lega all’isola e alla sua storia, ho scelto di utilizzare come attori e comparse gli abitanti di Ventotene, ognuno di loro fortemente legato per motivi diversi, a Santo Stefano“
Per la Commissaria Silvia Costa, il documentario è un toccante affresco dell’ex carcere di Santo Stefano: “il famoso Panopticon borbonico. Un durissimo penitenziario che, oltre a migliaia di detenuti comuni, ha relegato tra le sue mura dissidenti politici lungo tutti i regimi che si sono susseguiti, tra cui gli eroi risorgimentali Settembrini e Spaventa e poi, durante il fascismo, i futuri costituenti Terracini e Pertini. Negli anni ‘50 la illuminata direzione di Eugenio Perucatti anticipo’ di 20 anni la riforma carceraria, in nome dell’art.27 della Costituzione. E il progetto di recupero, che da un anno coordino come Commissario di Governo, ispirandosi a lui, intende farne una “Scuola di Alti pensieri”, un percorso espositivo e un Centro di studi e formazione europeo sui diritti umani e sulla concezione della pena e della detenzione, un luogo di pratica ambientale e una sede di residenze artistiche e produzione culturale. Sono davvero grata al direttore Duilio Gianmaria per la sua sensibilità e per la decisione di produrre questo documentario, e alla Rai come media partner del progetto di recupero dell’ex Carcere”