domenica, Novembre 17, 2024

The Sonata di Andrew Desmond: la musica che scaturisce dal male. Lucca Film Festival 2019

Ci sono momenti in cui tutto va per il verso giusto. The sonata di Andrew Desmond al principio ti conquista. La sequenza iniziale, in soggettiva, è una discesa gioiosamente malvagia nella mente disturbata di un uomo, di un compositore che tesse la partitura come una tela in cui ingrovigliarti.
Lo sguardo mefistofelico di Rutger Hauer e la morte imminente mettono in moto i meccanismi della storia. Rose, una talentuosa e giovane violoncellista, dallo studio di registrazione passa alla camera sterile di un notaio, erede di tutti i beni, dopo la dipartita dell’uomo che le è stato estraneo per tutta la vita, e prende un volo per recarsi in Francia. L’uomo, considerato da tutti il Syd Barrett della musica classica, ha lasciato alla figlia una sonata chiusa nel cassetto della scrivania, uno spartito misterioso, codificato. Cinque simboli compongono l’enigmatico puzzle che Rose tenterà di svelare grazie all’antico volume rintracciato dal suo agente, Charles, scivolato nel film come un angusto angelo custode.

L’avvizzita decadenza dell’antica dimora, dove Rose si reca per comprendere più a fondo il legame con il padre, ricorda un quadro di Rembrandt, la tavolozza dei colori è giusta, suggerisce segreti e misteri da esplorare ma non basta. Andrew Desmond crede più alla forma che al contenuto e se il motivo che suscita interesse in questo thriller gotico, che l’autore non vuole definire un horror, è la musica come soggetto vero proprio, protagonista assoluto, capace con la sua forza di evocare il Principe delle Tenebre, i fili magistralmente tirati all’inizio del film cominciano a lacerarsi.

La trama si presenta fin troppo lineare per un thriller che a metà scopre già tutte le sue carte. L’inserimento di tutti i classici topoi di genere, la giovane donna in vestaglia con i piedi scalzi e in mano la candela consumata, una dimora isolata con una cripta nelle vicinanze, le urla dei bambini, simboli di candida purezza, evitano nello spettatore i brividi e assecondano i colpi di scena.

Le forze maligne non si scatenano mai oltre ogni immaginazione e il carattere cinico della tentazione che dovrebbe albergare nel cuore umano dei personaggi sembra solo una macchinazione del soprannaturale. La discesa nel male avviene con la stessa facilità con cui si scivola in una vasca da bagno.

Andrew Desmond però è al suo esordio e se The Sonata ti lascia quella cupa frustrazione nel finale, c’è la speranza che sfidando le vicissitudini del fato ottenga più che la chiave per aprire La Nona Porta.

Francesca Fazioli
Francesca Fazioli
Laureata nelle discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, ha frequentato un Master in Critica Giornalistica all'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico e una serie di laboratori tra cui quello di scrittura cinematografica tenuto da Francesco Niccolini e Giampaolo Simi. Oltre che con indie-eye ha collaborato e/o collabora scrivendo di Cinema e Spettacolo per le riviste Fox Life, Zero Edizioni, OUTsiders Webzine

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