venerdì, Novembre 22, 2024

Una storia senza nome di Roberto Andò. La conferenza stampa a #venezia75

Conferenza stampa del film Una storia senza nome di Roberto Andò

Regia di Roberto Andò, 110 minuti

Interpreti:
Alessandro Gassmann, Micaela Ramazzotti, Renato Carpentieri

Una Storia senza Nome di Roberto Andò, la sinossi del film

Valeria (Micaela Ramazzotti), giovane segretaria di un produttore cinematografico, vive sullo stesso pianerottolo della madre, Amalia, donna eccentrica e nevrotica (Laura Morante), e scrive in incognito per uno sceneggiatore di successo, Alessandro (Alessandro Gassmann). Un giorno, Valeria riceve in regalo da uno sconosciuto, un poliziotto in pensione (Renato Carpentieri), la trama di un film. Ma quel plot è pericoloso, “la storia senza nome” racconta infatti il misterioso furto, avvenuto a Palermo nel 1969, di un celebre quadro di Caravaggio, la Natività. Da quel momento, la sceneggiatrice si troverà immersa in un meccanismo implacabile e rocambolesco.

Una Storia senza Nome di Roberto Andò, la conferenza stampa

Una domanda per il regista: si parte da una storia vera alla quale però non è ancora stata messa la parola fine. Ci vuole parlare proprio di questo?

Si, è una storia che mi riguarda da vicino. Io sono di Palermo , una storia molto congeniale per questo film sul cinema proprio perché i pentiti dell’accaduto che hanno in qualche modo scritto una loro sceneggiatura sul furto del quadro, manipolando di conseguenza queste vicende. La cosa tragica è L’evento tragico sta proprio nel fatto che la città è stata derubata, l’opera è stata sottratta alla collettività e forse anche consegnata a un destino crudele, forse utilizzata –stando ai racconti- come scendi letto da qualche capo mafia. Oltre all’aspetto tragico ha anche un aspetto profondamente grottesco, una commedia. Per questo mi è sembrata una storia da raccontare e soprattutto per ridare al cinema quel ruolo che oggi continua ad avere, ovvero darci una seconda visione della realtà.

Sempre per il regista: questa è appunto una storia sul cinema, si può dunque dire che il cinema incide sulla realtà?

Mi piaceva l’idea che i protagonisti di questa vicenda fossero le persone che si occupano dietro le quinte di un film. Sceneggiatori, produttori e tutto ciò che rimane dietro questo artigianato sublime. Una mescolanza di ruoli in cui a volte c’è cialtroneria e a volte il sublime. Il film diventa il dispositivo investigativo per arrivare alla verità.

Mi rivolgo agli sceneggiatori, il film è incentrato su di voi, rispecchia veramente la vostra figura e se si, avete scritto degli aneddoti personali? E per gli attori, che rapporto avete generalmente con gli sceneggiatori? Un rapporto di amore e odio?

Pasquini
Ci siamo sicuramente divertiti in questo racconto tra realtà e finzione, per cui c’è un falso sceneggiatore e una vera sceneggiatrice, un’ambiguità che è il sale del cinema, questo rapporto tra finzione e realtà. In fondo i film nascono proprio da uno spunto, dalla realtà. Qui il film incide sulla realtà e la trasforma ed è un sogno per lo sceneggiatore, rispecchia il suo compito di trasformare la finzione in realtà e diventa tale quando il pubblico accetta questa relazione.

Bendotti
La cosa che più mi ha affascinato è che lo sceneggiatore viene rappresentato un po’ come un cialtrone. C’è stato un grande divertimento nel calcare gli stereotipi intorno alla figura dello sceneggiatore fannullone. È un film doppiamente sul cinema, che mostra da un lato la costruzione di un film e dall’altra la costruzione di questa trama thriller che però è volutamente calcata e ironica.

Ramazzotti
Quando ho letto la sceneggiatura ho iniziato ad osservarli ancora di più gli scrittori e gli sceneggiatori. Non è semplice interpretare il ruolo della scrittrice perché gli scrittori hanno una grande capacità nell’osservare e saper raccontare il tutto mescolato alla fantasia. Ho guardato attraverso gli occhi di Roberto (il regista). Lo sguardo di chi sa raccontare ha uno sguardo molto diverso, ecco cosa mi interessava. 

Gassmann
Non può esistere un buon film senza una buona storia. Quando ho letto questa storia  ne ho apprezzato la complessità che non è sempre scontata nel cinema italiano. Quando ho visto il film sono stato molto colpito dalla capacità di Roberto di rendere quella complessità accessibile a ogni tipologia di pubblico.

Carpentieri
Stimo molti personalmente gli sceneggiatori. Il rapporto del mio personaggio con gli sceneggiatori invece deriva da una necessità: il personaggio è rimasto ferito dal furto e ha accumulato una serie di dati, però non gli bastano. I dati da soli non sono sufficienti, e quindi ha bisogno di una forza di immaginazione, di un narratore perché solo immaginando storie si riesce a penetrare  nelle parti oscure dei dati.

Gli attori sono impostori per eccellenza, si inventano la loro identità ogni volta che sono sul setto, quindi mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i protagonisti su questo aspetto.

Ramazzotti
Ci inventiamo sempre qualcosa in effetti, forse perché non sappiamo realmente chi siamo e abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci dica che cosa dobbiamo essere. Il gioco della doppia faccia in ogni personaggio è molto attraente.

Gassmann
Io rappresento il cialtrone nel film, ed è drammaticamente presente nella nostra società ed è ciò che ci fa drammaticamente ridere. Il cialtrone è la causa principale dei nostri problemi. È un aspetto che ci fa ridere, ma è una risata amara e sempre più preoccupante.

Marcello Becca
Marcello Becca
Marcello Stefano Becca è laureato in scienze della comunicazione preso l’Università di Bologna, dove studia attualmente il corso di laurea magistrale in comunicazione pubblica e d’impresa. Appassionato di cinema e fotografia, produce cortometraggi

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