Claire Denis con White Material filma un Camerun lacerato dalla trasformazione con sguardo animato da una partecipazione intima e fisica. Ducumentare è un movimento difficile tra resistenza e perdita che il cinema della Denis innesca in una ricerca incessante della verità condotta attraverso l'ambiguità del punto di vista
Il cinema di Tsukamoto si concentra sempre di più entro lo spazio della famiglia, un po' come nell'immaginario Cronenberghiano più recente dove la metastasi del tumore viene riassorbita da un'arena di legami mutanti che rivelano l'origine del glaucoma nel nucleo della famiglia occidentale.
Nell'ultimo film di Patrice Chereau presentato a Venezia 66 non si è del tutto sicuri sulla sostanza della persecuzione, a dispetto del racconto tout court e della geniale figura interpretata da Jean-Hugues Anglade, persecutore "soggettivo", immagine mentale legata alla paura e al desiderio di Romain Duris, questa sembra attraversare tutti i volti di Persecution, filmati dal regista Francese con quell'aderenza a corpi e movimenti che è propria dei grandi cineasti dell'ambiguità...
Si rimane delusi dalle immagini "mai viste" di Videocracy, inquietante Mondo Movie filmato da un punto di vista privilegiato, troppo vicino a quelle che sono state definite "immagini dell'orrore" per non farne direttamente parte...
E' un film portentoso Bad Lieutenant: Port of Call New Orleans, titanico come altre imprese Herzoghiane nel suo deambulare ribelle entro l'involucro del genere, tanto da renderlo una performance multiforme, un'esperienza sciamanica, una ricerca visionaria, un gioco crudele, poetico ed esilarante...
Elaborato a partire da un romanzo di Cormac McCarthy, The Road è un film molto vicino al cinema pittorico di John Hillcoat, se il notevole The Proposition dipingeva con il sangue e tonalità accecanti il deserto Australiano nel momento della sua mutazione "civile", The Road è attraversato da colori grigi come la cenere, residui di una civiltà nel momento del suo riassorbimento nell'abisso amorale della natura...
Balaguerò / Plaza mostrano l'essenza sostanzialmente fumettistica dell'operazione innaugurata nel 2007, giocando tutte le carte del sequel, dell'auto-remake e anche del prequel, quel residuo di plot coagulato nella parte conclusiva del primo Rec qui si espande e diventa un virus generativo che riproduce se stesso con un aderenza molto precisa al gioco combinatorio utile per produrre un'infinita genia di derivati...