Ne "Il seme della discordia" emergono frammenti di recitazione pasoliniana, boutade popolaresche, deformazioni del tessuto urbano in una bellissima restituzione immaginifica e fantascientifica di Napoli, citazioni e brandelli di cinema colto e cinema "basso" presi a ceffoni con furia iconoclasta. Corsicato infierisce sul corpo della fiction di situazione made in Italy e reitera posture, dialoghi, relitti di televisione, in un pezzo di cinema estremo.
C'è un'analogia potente e per certi versi inaccettabile per uno spettatore politicamente corretto, comunque guidato dalla propria sensibilità politico-visiva, tra l'ultimo film di Katherine Bigelow e The Sky Crawlers di Mamoru Oshii, entrambi in concorso a Venezia 65; ed è quella di uno sguardo "nella" guerra oltre la morale del pacifismo, un iper-realismo estremo che osserva un organismo mentale e biologico all'interno dello stesso processo di formazione dello sguardo soggettivo.....