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Il documentario narrativo contemporaneo - Una finestra sul Salina Doc Fest.Questo il titolo dell’evento tenutosi lunedì 7 nell’ambito de La Soffitta 2008- Stagione del ventennale, organizzato dal Centro La Soffitta del Dams di Bologna,che ha visto la partecipazione della giovane critica (letteraria e cinematografica) nonché documentarista Giovanna Taviani, ideatrice e direttrice del Salina Doc Fest, giunto quest’anno alla sua seconda edizione. Ad incontrare insieme a lei il pubblico di studenti bolognesi un documentarista d’eccezione, il siciliano Marco Amenta, vincitore del premio del pubblico alla prima edizione del Festival (settembre 2007) col suo Il fantasma di Corleone, dedicato alla figura dell’introvabile Bernardo Provenzano, curiosamente arrestato subito dopo l’uscita del film, nell’aprile 2006. Ecco il resoconto audio dell’incontro dei due autori con il pubblico del Dams, coordinato dai docenti Michele Fadda e Giacomo Manzoli. (Di Elisa Baldini)
Fin dagli esordi di Blood Simple il cinema dei Coen ha sempre avuto, talvolta in modo persino più marcato della naturale vocazione cinefila, una forte matrice filosofico-letteraria. Non è un caso che le opere migliori dei fratelli siano proprio quelle che attingono direttamente alla tradizione letteraria americana. Non è un paese per vecchi è la prima trasposizione letteraria dei fratelli Coen, dal romanzo (del 2003) di Corman McCarthy, uno dei più quotati narratori americani contemporanei. L’incontro tra i due cineasti e il romanziere è tutt’altro che casuale. I Coen scarnificano ulteriormente il già scarno tessuto narrativo del romanzo, approdando (finalmente) ad un cinema nudo, con un procedimento di spoliazione non troppo distante da quello operato da Van Sant con Gerry e sulla scorta del romanzo restituiscono la sensazione di una reale desertificazione degli animi attorno ai pochi residui di un’umanità e di un paese schiacciati tra il peso del ricordo di un passato che si sta allontanando ed il panico verso qualcosa che, altrettanto ineluttabilmente “sta arrivando” e “non si può fermare”. Patrizio Gioffredi sull'ultimo film dei Fratelli Coen