Girato a Parigi tra palazzi svettanti, macchine di lusso e appartamenti lussuosi, è un film decisamente urbano, centrale, che sceglie un focus molto diverso rispetto alla tradizione – ottima, ottima davvero – provinciale e borghesotta in cui Chabrol è solito dilettarsi in entomologia, e la Huppert in sublime crudeltà. Chabrol, un po’ come Flaubert, compila da sempre un suo personale Bouvard e Pécuchet: uno stupidario umano condito con salse diverse, di solito gialle e criminose. Di quel giallo quieto e casalingo che piaceva tanto a Friedrich Dürrenmatt in testi come Il giudice e il suo boia.
Dopo il pregevole documentario-mignatta Lost in La Mancha (2002), i sodali Fulton & Pepe aprono la sezione collaterale del Festival di Berlino con un film, a detta loro, punk. Che vorrebbe scaracciare sul pubblico, anche se gli effetti speciali a loro disposizione non gliel’hanno consentito. Amen.
Ang Lee ha maturato uno stile “mutante” che mantiene fermi alcuni punti: una curiosità analitica e mai morbosa, una solidità narrativa che accoglie, nelle sue pieghe, scarti improvvisi, e un genio per la fissazione di nuovi standard di “genere”
Stuart Gordon torna a collaborare con l'amico David Mamet e realizza uno splendido film dopo il sottovalutato "King of the Ants": Edmond, fuori concorso a Venezia 62
Settembre duemilauno. Michael Jackson stava per uscire con il suo Invincible, così Werner Herzog pensò bene di portare al Lido Invincible, il suo nuovo Spielfilm. Diciamo pure film narrativo o di fiction,...