Alex Brüel Flagstad è specializzato in quella che gli anglofoni chiamano “clay animation” e che noi potremmo tradurre come animazione in “Plastilina”, la stessa di Mio Mao e del glorioso studio Misseri.
La Clay animation consente una mutazione costante dei soggetti animati, generalmente con tecnica stop-motion, e anche degli sfondi, del setting, di tutto l’inanimato che cambia forma a vista d’occhio. Tutto cambia e si muove, tutto è modellabile. Lo studio fondato da Flagstad in Danimarca si chiama Porkfish e ha prodotto numerosi corti d’animazione.
Ma Alex Brüel Flagstad ha diretto anche alcuni videoclip, in particolare quelli per Agnes Obel, “Riverside”, ” The Curse”, tutti i bellissimi “Glimpse”, brevi teaser per promuovere l’ultimo album di Agnes e appunto quest’ultimo “Aventine” nuovo singolo e title track, pubblicato poche ore fa sul canale youtube ufficiale della musicista.
Quello che sorprende è la totale virtualità dei video di Flagstad girati per la Obel rispetto alla materialità artigianale e fisica dei suoi prodotti d’animazione; “Riverside” e “Aventine”, sono girati con dispositivi consumer, spesso a definizione molto bassa, giocano con i riflessi della luce e con un’immagine totalmente fantasmatica; Aventine in particolare, rispetto all’allure nostalgica, da cinema delle origini di “Riverside”, è realizzato con una serie di footage girati con un cellulare durante le tournee della Obel, e ha tutte le caratteristiche di un portentoso esperimento sull’immagine riflessa; quasi fosse una rilettura intima ed evanescente dei videoclip degli anni ’80, ricchi di feedback, effetti prismatici, riflessi e moltiplicazioni dell’immagine. La scelta, come per Riverside, va in una direzione totalmente dadaista, dove è l’attenzione al fenomeno che interessa Flagstad, qui in una dimensione più astratta e mentale, come fosse un’immagine della memoria, un riflesso senza più luogo e sorgente, un’intermittenza ai limiti della visibilità; tra Bohemian Rapsody e le sequenze di Inland Empire girate dentro il teatro vuoto.