Il frammento di Ghost introduce Haunted, storia di una possessione legata al difficile rapporto con il denaro e quindi in forma contradditoria rispetto al brano precedente, ma ancora una volta come ridefinizione del corpo e del desiderio: My haunted lungs / My Wicked tongue.
Il video, diretto da Jonas Åkerlund, l’ex Bathory attivo come videasta dal 1988, e sicuramente uno degli autori di videoclip più importanti, personali e incompromissori degli ultimi vent’anni, è un viaggio nel tempo dell’occhio, come molti dei lavori recenti del regista Svedese, capaci di creare un vero e proprio cortocircuito tra più storie della visione.
Ecco che la possessione ha origine da un vecchio segnale televisivo che trasmuta velocemente all’interno di vecchi catodi, schermi lcd, apparati di videosorveglianza, monitor ospedalieri.
Beyoncè con un look da “Cotton Club”, entra in un albergo di lusso, e mentre si avvia verso un lungo corridoio ci viene restituita la sua immagine, sotto forma di brevi e improvvise interferenze, come se fosse spiata da un sistema a circuito chiuso.
I set di Åkerlund, contengono quasi sempre più di un dispositivo; sono prima di tutto l’interno di un bulbo oculare o il rovescio della palpebra se si preferisce; vere e proprie macchine celibi che funzionano con un’ecologia autoctona come le video installazioni di Nam June Paik da cui spesso sembrano prender vita i mondi tra organico e inorganico, tra immagine e segnale video, del regista Svedese.
Allo stesso tempo sono dei viaggi nel tempo del videoclip, con una forte propensione a rielaborare in un movimento più complesso, la tendenza catodica dei video anni ’80, quelli maggiormente legati alla presenza fisica dell’occhio televisivo, anche come oggetto di scena.
In questo contesto, Åkerlund, gioca con molta forza con l’immaginario culturale Americano, tra arte e pop; prima ancora che Beyoncé entri nell’albergo per esempio, si vede un breve carrello sull’immagine di una famiglia di plastica raccolta intorno ad un tavolo dove si serve una colazione finta; le bambole sono simili alle rielaborazioni Wharoliane o alle Barbie di Superstar, uno dei primi corti di Todd Haynes dedicato a Karen Carpenter.
Il quadretto famigliare in realtà occupa una delle stanze del lungo corridoio che la Knowles percorrerà, dove si materializzerà l’immaginario erotico Åkerlundiano tra perversione, deformità, immagini demoniache, degrado della upper class, conflitto tra desiderio e morte, in una rilettura estrema, anche dal punto di vista coloristico, del bianconero di Mondinò per il video di Erotica di Madonna, e dell’atmosfera “scult” e godereccia di Imagination, il video del 1985 di Belouis Some.
C’è quindi il gusto per l’archeologia videografica e l’ipertrofia video-artistica che attraversa molte delle opere di Åkerlund, in una ricchissima concentrazione concettuale, ma dove Beyoncé imposta nuovamente la sua immagine con una forza erotica del tutto maledetta rispetto al passato, ma mantenendo una distanza di sicurezza con il mondo di Åkerlund, di cui si fa semplicemente osservatrice di passaggio, mentre intorno a lei si scatena un sabba infernale e l’immagine riprodotta dagli schermi-scultura e dai vidiwall che compaiono di tanto in tanto, viene fatta a pezzi.
(segue…) Ghost di Pierre Debusschere
Drunk in love di Hype Williams (continua…)