L’apertura di The Visual Album è affidata a Melina Matsoukas, una delle autrici di videoclip più importanti degli ultimi anni, il cui approccio pittorico si può ben riassumere in Your Body, il video più recente girato per Christina Aguilera e nel bellissimo We found love per Rihanna; qui è al servizio di una struttura narrativa più tradizionalmente drammatica, ma con la medesima attenzione documentale e antiretorica ai corpi, Pretty Hurts confonde storia privata, anoressia, e la ricerca della felicità mettendo in scena un concorso di bellezza; “Quale è la tua aspirazione nella vita?” le domanderà l’anchor man della serata di premiazione, interpretato da Harvey Keytel; “essere felice” risponderà Beyoncè.
Nel mostrarci il rifiuto di qualsiasi compromesso, inclusa la trasformazione forzata e artificiale del proprio corpo per ragioni di mercato, attraverso immagini che riescono ad elaborare persino una parodia ferocissima e di grande rigore visivo sull’iconologia di Orlan, la Matsoukas crea vuoto e sospensione intorno a questa frase a cui seguiranno una serie di immagini di semplice potenza dove Beyoncé rivendica un’appartenenza molto precisa alla propria idea di corpo creativo; gli ultimi dieci secondi del video sono una vera e propria messa in abisso e appartengono ad un vecchio footage dove un giovane Harvey Keitel premia la Knowles bambina prodigio come migliore vocalist femminile; è il primo di una serie di frammenti d’archivio, tra footage televisivi e materiale privato, che si innestano durante il discorso visivo in un continuo entrare e uscire da un’ipostasi iconica.