Ryan Staake è il produttore esecutivo e il direttore artistico di Pomp&Clout, una società creativa che in questi ultimi anni si è distinta per la produzione di “oggetti ibridi” tra interattività, visuals e installazioni, videoclip, motion graphics e anche design e interfacce grafiche “pixel-perfect” per app.
Un portfolio vastissimo, che nel campo dei “music video” include produzioni per Mayor Lazer, The Suzan, Nick Hook, Route 94, Naya Rivera e molti altri, realizzati con tecniche e approcci diversissimi ma con un’attenzione specifica agli aspetti videopittorici (Sweat per Mayor Lazer) al rapporto tra corpo, luce e lettering (il bellissimo Sorry per Naya Rivera) all’utilizzo del set come spazio performativo e allo stesso tempo come luogo di produzione di un’immaginario infinito (Sirens per Nick Hook tra tutti).
Per “Crossing Borders“, nuovo singolo dei tedeschi Booka Shade tratto dall’album “Eve“, Pomp&Clout, sempre dietro la guida di Ryan Staake, realizza un video che sembra ri-attualizzare il “sogno” de “La Région Centrale“, il film che Michael Snow realizzò tra i monti del Quebec nel 1971, servendosi di un braccio meccanico controllato a distanza, a cui era collegata una cinepresa che avrebbe dovuto seguire alcuni movimenti di ripresa già impostati.
Ma in questo caso, l’occhio disincarnato si stacca completamente da terra, e non punta verso il cielo come accade a un certo punto nel film di Snow, quando il braccio meccanico non risponde più ai controlli; in “Crossing Borders” gli occhi puntano verso il basso e sono sette go-pro installate su un octocopter controllato a distanza, ovvero un vero e proprio drone di piccole dimensioni; sette angolature aeree che Ryaan Staake e il suo staff hanno utilizzato per catturare il paesaggio dall’alto e in seguito ricombinarlo in una sorta di visione mono-oculare.
Facendo volare il drone attraverso varie location Californiane, Staake ha impostato le Go-pro secondo un’orientamento sferico che consentisse al suo staff di ricombinare, in fase di post produzione, un’unica immagine panoramica a 360 gradi. Un passaggio dall’esfoliazione dell’immagine, ad un’assemblaggio di questi stessi strati, per ottenere un risultato come quello che si può vedere nel video, quasi una visione del globo attraverso un occhio che fa coincidere l’interno con l’esterno della visione. Il video è perfettamente in linea con le produzioni di Staake, nel forzare la visione verso prospettive inedite e alterate; manca forse uno spazio per l’imperfezione e per l’imprevisto, ma la surrealtà di più sguardi meccanici sovrapposti, è un viaggio che vale la pena di percorrere.