mercoledì, Dicembre 18, 2024

Dopodomani, il nuovo corso elettrico de Il Garage Ermetico

Il nuovo corso de Il Garage Ermetico, quello con le chitarre elettriche in bella vista, continua con questa prova sulla lunga distanza dopo il convincente EP Pugni nell’aria di ormai tre anni fa. La band bergamasca sembra avere scelto un approccio meno di pancia alla scrittura rispetto a quanto proposto nell’EP, dove i testi erano invettive verso il piccolo mondo provinciale e gli arrangiamenti piuttosto diretti, specie nei brani più veloci.

Non per questo il risultato è meno fresco e in grado di colpire l’ascoltatore: questa volta infatti le liriche hanno più a che fare con punti di vista interiori e hanno un taglio più poetico, ma non per questo si chiudono in cameretta come sempre più spesso purtroppo accade, mentre gli arrangiamenti sono sì più complessi, ma partono da elementi di tutto rispetto, vale a dire il post-punk chitarristico e squadrato di band come i Wire filtrato poi attraverso trent’anni di musica alternativa, in particolare il lo-fi dei Pavement (anche se con meno gusto pop) e il grunge, se così lo si può chiamare, di gruppi come i Melvins (per l’aggressività) e le Sleater-Kinney (per i giochi di chitarre), con l’unico problema della voce, messa un po’ troppo in secondo piano in varie tracce, col risultato di sminuire gli ottimi testi.

Tutti i brani hanno minutaggio punk (massimo tre minuti e mezzo) ma, come detto, riescono ad avere una certa complessità di trame che mantiene vivo l’ascolto praticamente in ogni momento. Tra i brani migliori si possono citare Ladro di biciclette, che fa capire fin dall’inizio lo spirito sonico del disco, con in più un tocco di neorealismo non solo nel titolo; L’istinto dei cani, il pezzo probabilmente più cantautorale tra gli undici dell’album, con chitarre meno sferraglianti e la voce per una volta in primo piano; Costruzioni del nemico, piccola perla di lo-fi elettrico dove emerge l’influenza delle Sleater-Kinney; Congegno di fine mondo, che a una prima parte elettrica dalle parti dei Sebadoh fa seguire un finale più atmosferico in cui compare anche l’acustica; e infine Dopodomani, posta in chiusura con le sue chitarre per una volta compatte e secche, a creare un muro di suono post-rockeggiante.

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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