domenica, Novembre 17, 2024

Handshake – Mark: lo straordinario video di Gastón Viñas in anteprima esclusiva

Gli Handshake li avevamo intervistati in occasione dell’ultimo Rock Contest organizzato da Controradio, dove avevano partecipato con successo arrivando terzi in finale. Prodotti da Samuele Cangi, stanno per pubblicare il loro primo EP sotto il segno di un potentissimo doom-rock contaminato con aperture psichedeliche che rendono il risultato più articolato ed orchestrale.
Ad anticipare il lavoro il primo singolo e videoclip intitolato “Mark“, realizzato da un artista davvero unico, l’argentino Gastón Viñas, lo stesso che ha realizzato due straordinarie clip d’animazione per i Radiohead, 2 + 2 = 5 e A wolf at the door; straordinari video non ufficiali, che hanno raggiunto in poco tempo lo status dell’ufficialità. 

Handshake – Mark, il video ufficiale diretto da Gastón Viñas

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Gastón Viñas è un’illustratore di talento dedito all’animazione. Il suo stile può ricordare in parte quello di Gerald Scarfe (la sezione animata di The Wall di Alan Parker), ma anche il mondo fiabesco di Tim Burton, Dave McKean e una versione scarnificatissima della lowbrow art. Sinistro e tormentato, il suo mondo è quasi sempre schiacciato da un potere invisibile i cui tratti vengono esaltati dall’approccio a metà tra disegno manuale ed animazione digitale, mantenendo del primo gli elementi chiaroscurali, il bianconero che si macchia improvvisamente di sangue. In occasione dell’esclusiva di “Mark“, il bel brano degli Handshake che ospitiamo qui su indie-eye, abbiamo fatto alcune domande a Gastón Viñas per conoscere da vicino il suo mondo creativo.

Come sei entrato in contatto con gli Handshake?

Sono stati loro a contattarmi all’inizio di quest’anno attraverso il mio sito web, mandandomi “Mark”, brano che mi è piaciuto subito. Non ho idea di come abbiano conosciuto il mio lavoro in prima istanza, ma credo sia stato attraverso youtube, cosa che accade spesso con il mio materiale.

Come hai sviluppato l’idea del video?

Per prima cosa ho fatto subito quello che faccio normalmente. Ascoltare la canzone migliaia di volte e cercare di far emergere qualcosa di degno. Per pura coincidenza proprio in quel periodo stavo leggendo Il Signore delle Mosche (n.d.a. il capolavoro di William Golding, adattato per il cinema da Peter Brook) e Farenheit 451 (n.d.a. il romanzo di Ray Bradbury); quelle letture hanno influenzato molto i primi disegni. Ho cominciato quindi a sviluppare quelle idee fino a quando non hanno raggiunto una forza tale da consentirmi di tirarci fuori un video

Che tipo di tecnica hai usato per la parte animata del video?

Per la maggior parte si tratta di disegno manuale. Utilizzo alcuni programmi per velocizzare il processo e per altre piccole cose che non potrei fare manualmente, come la sequenza finale dove il personaggio cavalca una bomba (n.d.a. È una citazione dal Dottor Stranamore di Kubrick). Ma al di là di questo principalmente si tratta di animazione tradizionale

La parte live action l’hai filmata direttamente oppure hai utilizzato archivi stock footage?

Ho usato una notevole varietà di materiale royalty free / stock footage che ho montato in un secondo momento in modo da ottenere l’aspetto e il risultato che mi interessava, come per le fiamme rosse all’inizio del video. Inizialmente non era nelle mie intenzioni utilizzare materiale del genere, ma dal momento in cui ho considerato interessante la possibilità, sono stato sufficientemente fortunato da trovare esattamente quello di cui avevo bisogno.

Com’è il passaggio dall’illustrazione all’animazione per te? Voglio dire, c’è qualcosa che perdi e qualcosa che al contrario guadagni?

Entrambe le cose, esattamente. L’aspetto più difficile è cercare d guadagnare il più possibile, rispetto a quello che si potrebbe perdere durante il processo. Alcune cose che ho disegnato non erano adatte per l’animazione finale, ecco che nuove cose sono nate proprio mentre stavo animando i disegni. Per certi versi può essere molto frustrante, ma l’animazione è comunque un processo frustrante.

Dai fanvideos ai video ufficiali. Qual’è la differenza, in termini di libertà creativa?

Prima di tutto, ogni video che realizzo è fatto come se fosse ufficiale, perché è l’unico modo possibile per farlo in modo serio. In secondo luogo, le band con cui lavoro, generalmente hanno visto e apprezzato il mio lavoro precedente, questo consente loro di riporre maggior fiducia nel mio giudizio e quindi offrirmi totale libertà creativa, che è quello di cui ho bisogno per fare comunque un buon lavoro. Da questo punto di vista quindi non c’è alcuna differenza

Come reagiscono gli artisti quando vedono i tuoi fanvideos per la prima volta?

Gli unici video che non sono stati commissionati, tra quelli che ho realizzato, sono i due per i Radiohead e non sono stati concepiti come fanvideos, perché erano parte di una piece teatrale che portavo in scena qualche tempo fa. Credo siano stati rubricati nella categoria “fanvideos” dal momento in cui hanno raggiunto una notevole popolarità online. In ogni caso, li ho condivisi con la band e ho ottenuto un bel complimento da Stanley Donwood, collaboratore di lungo corso dei Radiohead per tutta la parte visuale, cosa che in quel periodo mi ha reso follemente felice. 

 

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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