La Radio, con la gamma delle sue lunghezze d’onda ha rappresentato una suggestione importante per intere generazioni. Quello che poteva accadere entro la ionosfera non è commensurabile ai glitch dell’era digitale. Era possibile scoprire “Voci lontane sempre presenti” attraverso la ricerca con i condensatori variabili fino a far combaciare questo con un mondo parallelo. Più degli altri media, quello radiofonico captava lo spirito della voce, come se questa fosse capace di cavalcare l’etere, passando attraverso le interferenze delle nostre casse sotto forma di un misterioso visitatore notturno.
Nella qualità della radio c’era una commistione perturbante tra familiarietà ed estraneità.
Tom Robinson coglie questo stesso cortocircuito attraverso i testi di “Listen to the Radio – Atmospherics” brano che viene ripubblicato come singolo nel 1984, dopo l’inserimento nell’album “North by northwest” di due anni prima e la cover curata dai canadesi Pukka Orchestra. La nuova versione pubblicata da Panic Records aggiunge nei crediti il nome di Peter Gabriel il cui contributo si limita ad alcune liriche aggiuntive e sopratutto viene arrangiata con criteri più FM per farne una possibile hit.
Il brano ha una valenza autobiografica e racconta l’esilio berlinese di Robinson, che per evitare guai fiscali, aveva passato alcuni anni ad est, conducendo una vita seclusa e di basso profilo e lavorando con una band locale.
A dirigere il video della nuova versione di “Listen to the radio” è Nicolas Roeg, in una fase della sua carriera in cui realizza alcuni videoclip per Roger Waters durante la promozione di The Pros and Cons of Hitch Hiking e un buon numero di commercial per la televisione britannica, tra cui uno bellissimo per la prevenzione dall’AIDS.
Lo stile visionario e astratto di alcune pubblicità torna nel lavoro per Robinson, riducendone l’impatto all’uso disinvolto e selvaggio del green screen, ma sempre entro una cornice narrativa tradizionale, molto vicina allo stile di alcuni video musicali inglesi del periodo.
Roeg segue le suggestioni del brano di Robinson, il cui tema si sposa perfettamente con quelle del suo cinema, sopratutto se pensiamo alle riflessioni sulla trasmissione a distanza e sulle onde radio, che sotto forma di interferenza, voice over oppure commento sonoro extradiegetico, attraversano film come Walkabout, Performance e L’uomo che cadde sulla terra.
Lo splendido utilizzo del found footage, spezza la teatralità della clip, mettendo a confronto schegge documentali con i volti degli attori, ma anche passato, presente e futuro, in un avvitamento più tradizionale rispetto ai suoi film, ma non per questo meno intenso. Tra i video che raccontano lo spirito dei tempi, quello di Roeg è tra le più belle rappresentazioni di un’Europa divisa in due.
Ricorda che Indie-eye è la prima testata in Italia che si occupa quotidianamente di Video Musicali dalla parte di chi li realizza.