martedì, Dicembre 3, 2024

Mashrou’ Leila, dal libano a Firenze per un concerto esplosivo

Negli ultimi cinque anni i Mashrou Leila sono riusciti a creare un incredibile movimento giovanile trasversale che va dal Libano al Marocco, passando per Giordania, Palestina, Egitto, Tunisia e persino Israele. Oltre 170mila fan su Facebook e concerti sempre sold-out. Il concerto è organizzato in collaborazione con la Scena Muta, Frikkettonica e Florence Queer Festival, e il ricavato della serata sarà devoluto a favore dei progetti di Oxfam in Siria.

I testi in arabo libanese denunciano l’esplosiva situazione mediorientale, parlano di rivoluzione, amore e speranza in un paese che impedisce a giovani di credi diversi di sposarsi tra loro e dove l’amore omosessuale è ancora un grande tabù. I brani dei Mashrou’ Leila (il nome significa «progetto notturno») sono diventati l’inno di quella gioventù araba che non si riconosce né negli islamisti né nei dittatori.

#occupyarabpop è lo slogan che hanno lanciato per descrivere il loro movimento contro la cultura pop corrente in Medio Oriente. Una protesta contro l’industria della musica che propone pop-star stereotipate, senza dare spazio a nuove idee. Il loro ultimo disco, Raasük, è stato finanziato soltanto con l’aiuto dei fan, senza bisogno di una piattaforma di crowdfunding: hanno semplicemente lanciando l’hashtag #occupyarabpop su twitter, e hanno cosi’ raccolto ben 66.000 dollari in poche settimane. Raasük è la conferma del loro suono unico ed eclettico, musicalmente onnivoro, con influenze rock, jazz, elettroniche fuse insieme alla musica tradizionale araba. Un suono che raggiunge e unisce la gran parte dei giovani mediorientali.

La band nasce nel febbraio del 2008 all’American University di Beirut, quando il violinista Haig Papazian, il chitarrista Andre Chedid e la tastierista Omaya Malaeb lanciano un appello a formare una jam session, per esorcizzare l’instabilità della situazione politica del loro paese. Alcuni di quelli che si presentano diventeranno i componenti della band Mashrou’ Leila. Chitarre piene, tastiere distillate come delle fughe, violini ostinati e stordenti, suoni elettro minimalisti: l’insieme condotto dalla voce magistrale del cantante Hamed Sino, che martella dei refrain poetici come degli inni alla gioia e alla libertà d’espressione. Se il mondo arabo è in cerca di un’identità, non c’è dubbio che i Mashrou’ Leila gli stiano indicando la strada da seguire. Dopo le rivoluzioni arabe, i Mashrou’ Leila sono diventati l’incubatore di identità e rivendicazioni per un mondo più libero e aperto e hanno registrato il “tutto esaurito” nei loro concerti a Beirut, Parigi, Amsterdam, Montréal, Ginevra, Tunisi, Amman, Dubai, Barcellona e a festival internazionali come quelli di Byblos, Paleo, Baalbeck, BabelMed, Exit…

Del gruppo sono usciti tre album, Mashrou’ Leila (2008), El Hal Romancy (2011) e Raasük (2013). Tra il 2013 e il 2014 i Mashrou’ Leila si sono esibiti all’Apollo di Barcellona, The Garage (Londra), al New Morning (Parigi), al Metropolis (Montréal), al Roman Theatre (Amman), al Festival Liban Jazz (Beirut), all’Hotel de Ville di Parigi, al Babylon (Istanbul), a Le National (Montréal), a La Cigale (Parigi), al Royal Muhammad Ali Club (Il Cairo), La Maroquinerie (Parigi), al Paradiso (Amsterdam), al Big Day Out Rock Festival (Doha), al DU World Music Festival (Dubai).

 

Oxfam aiuta i profughi siriani che scappano dalla guerra in Libano e Giordania e la popolazione rimasta in Siria. In Libano Oxfam sta distribuendo aiuti in denaro e voucher che permettono ai rifugiati di acquistare beni essenziali, carburante, stufe, coperte e vestiti, così che ne tragga vantaggio anche l’economia dei paesi ospitanti: in questo modo 65.000 rifugiati potranno passare l’inverno. Oxfam offre inoltre sostegno psicologico a donne e bambini, che più di tutti soffrono il trauma della lontananza da casa e dell’esclusione. In Giordania Oxfam lavora nel campo profughi di Zaatari, garantendo acqua e servizi igienici anche alle famiglie costrette a vivere in tende o baracche, o a condividere locali per cui pagano affitti esorbitanti. In Siria infine si riparano le reti idriche e si forniscono cisterne mobili e strumenti per la potabilizzazione dell’acqua. A Damasco ad esempio lo scorso novembre, grazie a due generatori si sono potuti riattivare due impianti di trattamento delle acque che erogano oggi acqua pulita per più di 500.000 persone. 

 

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Ingresso € 12,00 – riduzione € 10,00

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