Ad un anno dall’uscita di Tuesday, i Jules not Jude tornano con un Lp con cui dichiarano un nuovo approccio musicale. The Miracle Foundation è un album compatto, ben calibrato, scorrevole, ben legato, che evita di arenarsi negli esercizi di stile. Le otto tracce del disco funzionano da cartina tornasole per leggere il percorso dei Jules not Jude, i loro cambi direzionali, il passato e qualche spiraglio di futuro. A partire da Perfect Pop Song, l’album si addentra saldo e tenace nei terreni del pop. Ma attenzione; abbandonate le lenti colorate, i toni pastello e i carillon.
Non sono canzonette quelle che scandiscono l’andamento dell’album, ma pezzi che rivendicano a chiari caratteri la loro indipendenza, una certa testardaggine e la palese volontà di abbandonare l’etichetta di “gruppo caramelloso” e di potersi esprimere in piena libertà. Via quindi l’abuso di vezzeggiativi, via l’idea che i JnJ siano i cuginetti buoni dell’affabile e tranquillizzante provincia. The Miracle Foundation è un album dal pop lipidico, che assimila ad una assodata e innegabile linea britannica un carnet di suoni made in USA in stile The Byrds e Kinks.
A infoltire il tutto, ci pensa la mano pesante calata sul sintetizzatore e un occhio di tutto riguardo per gli arrangiamenti. Basta porre l’orecchio all’attacco di Raise The Hood – pezzo in collaborazione con Enzo Moretto – o al tamburo muscoloso di Orphan per capire quanto il suono dei JnJ abbia guadagnato in spessore e sfaccettature. Hazel segna il passaggio al versante più psichedelico del disco, concretizzando le suggestioni lisergiche suggerite dall’artwork. Così, racchiuso fra il battito crepuscolare di Loons e la sottile filigrana di The past, l’album si avvia alla conclusione.
Senza rinnegare il doppio filo che li lega all’esperienza dei Beatles, i JnJ sono riusciti ad abbandonare i circoli entro cui si erano rinchiusi e al contempo a non perdere la loro riconoscibilità. Del resto, anche The Fab Four ad un certo punto della loro vita si diressero verso l’India, e il titolo, The Miracle Foundation – richiamo di un’associazione americana che si occupa di orfani in India – suggerisce se non un decisivo cambio di rotta, la volontà di volgere lo sguardo altrove.