Ultimi di una lunga catena di dispositivi che sanciscono la separazione tra persona e media, i Droni incorporano questa logica nell’industria bellica e in quella dell’intrattenimento. Aspetti come la sorveglianza, l’annichilimento di obiettivi civili come nel recente caso dei modelli iraniani utilizzati per colpire l’Ucraina e le possibilità che queste stesse funzioni siano spendibili per l’entertainment, connette in modo inevitabile militarizzazione e cinematizzazione della realtà. Guardare da distanze prima impossibili, con un “eye in the sky” che mima l’occhio onnisciente di un Dio. L’occhio che consente di combattere da lontano è al centro di un film di Andrew Niccol non perfettamente riuscito, ma che si interroga sull’atto di uccidere depotenziato dall’assenza di intensità.
Un’assenza che attraversa l’uso estensivo dei Droni nell’ambito dell’advertising, dei video per il turismo, dei servizi giornalistici.
Domenico Migliaccio e Gianluca Danaro, in arte 1789, si sono serviti del supporto tecnico di Fabio Forcellino, operatore Drone, per concepire il video di Alderaan, da loro scritto e diretto. Dal campo medio di Giorgia Insarauto, attrice, seduta sul pontile di un lago, il drone si allontana fino a perderla come parte ormai invisibile del paesaggio. Il tutto con un piano sequenza che non ha alcuna interruzione di montaggio fino al minuto 2:21, quando si comincia a giocare con le prospettive, con gli effetti di aberrazione rgb e altre trovate in funzione “glitch”, cioè per determinare artificialmente il difetto e l’imprevisto, entro un movimento che non ne prevede.
I precedenti Eva-02 e Loot, erano costruiti sugli stessi principi, incluse le liriche che occupano la sezione centrale dello schermo e il ricorso al difetto ricombinato in post.
Oltre ad innescare una riflessione sul nostro ruolo rispetto ai dispositivi che disincarnano la ripresa, c’è una chiara intenzione visuale, nella ricerca di analogie grafiche capaci di assegnare identità al progetto complessivo.