Amerigo Verardi, il videoclip di “Due Foglie” tratto dall’album “Un Sogno Di Maila”, pubblicato da The Prisoner Records lo scorso 12 Febbraio 2021. Regia TheDollMaker (Chiara Chemi)
Amerigo Verardi torna a cinque anni di distanza dal fluviale Hippie Dixit con un concept album che si muove intorno alla dimensione del sogno, territorio complesso che può interessare tanto la psicoanalisi quanto la ricerca esoterica. La figura centrale, Maila, attraversa un percorso che sembra influenzato dalla lettura delle Upaniṣad, osservata nelle sue numerose manifestazioni tra vita, morte e successive rinascite. Il confine tra realtà e finzione letteraria, autobiografia e invenzione mitopoietica diventa sottilissimo, mentre la ricchezza del tessuto sonoro prepara continue entrate ed uscite da numerose tradizioni musicali, quasi che Verardi le avesse incorporate al di là di una dimensione prettamente culturale e maggiormente rivolta all’ascolto interiore.
Come era successo per “Due sicilie“, Verardi torna a collaborare con TheDollMaker, ovvero Chiara Chemi, videomaker di talento legata all’ambiente bolognese, che abbiamo ospitato varie volte su indie-eye videoclip. Le abbiamo chiesto di raccontarci la lavorazione del video di “Due Foglie”, primo estratto da un album concepito per un ascolto continuo e immersivo.
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Chiara, rispetto ai tuoi video precedenti, mi sembra che tu abbia trasposto il mondo cromatico dei lavori più grafici all’interno del set. Puoi raccontarci il motivo di questo passaggio ad un set più tradizionale e il modo in cui mantieni ancora un contatto con la tua arte?
Una dicotomia definitiva del mio immaginario su medium diversi sarebbe impossibile. Ogni mezzo consente di plasmare la materia in nuove forme, offrendo svariate possibilità di sperimentazione tecnica e narrativa; ma il core, il DNA allegorico, è la costante che caratterizza uno stile e una poetica. Due Foglie si è sviluppato su un set più tradizionale, cinematografico, perché Un grande sogno di Maila, l’album di Amerigo, è praticamente un film, un trip lucido.
In che senso un trip lucido e soprattutto puoi raccontarci la genesi del progetto?
Quando Amerigo mi fece ascoltare il pre-master, avevamo entrambi la visione di trarne una trilogia di videoclip incentrati sul personaggio di Maila; progetto che purtroppo è stato ostacolato dall’attuale situazione epidemiologica.
Dal punto di vista semantico, un linguaggio relativamente più ”canonico” è il mezzo per narrare la fantasia riguardante un personaggio dotato di umanità inserito in un contesto narrativo; in parole semplici, un set che simula un’idea di realtà la rende reale sotto un aspetto fenomenico, preservandone però la magia dell’immaginazione, poiché appunto, la narrazione non coincide totalmente e pragmaticamente con eventi ed elementi del mondo tangibile.
Ovvero?
La presenza di fondo del mondo fenomenico nell’atto della simulazione è icastica e necessaria alla rappresentazione di una dimensione ubersensoriale, trascendente, come il mood dell”album, che ha ha le atmosfere di una profonda sessione di meditazione, di un trip dell’anima o di un viaggio astrale, con una simbologia ben precisa appartenente al mondo dello spiritualismo e delle culture orientali.
Puoi raccontarci qualcosa del personaggio di Maila?
Era necessario aggiungere corporeità al personaggio di Maila; la sua presenza, come manifestazione di bellezza e sensibilità femminile, avrebbe perso poesia se inserita in un delirio alterato di intuizioni. Per esistere nella sua dimensione onirica , necessitava di uno spazio da trascendere per affermare la sua qualità di essere quasi assoluto, di simbolo, in un mondo fisico ma piegato a una visione, quindi ancora indefinibile e incollocabile.
È dunque un immaginario pregno di simbolismo, anche cromatico. Per ricollegarmi alla tua prima domanda, è soprattutto in queste qualità che emerge la coerenza con i miei altri lavori, in primis quelli pittorici.
Anche il mondo “creaturale” del video mantiene una connessione con quello che hai sempre fatto, è così?
Sono sempre stata attratta dai “Mostri”, dal deforme, come icone di una parte interiore, non necessariamente negativa, che non riusciamo a esorcizzare o identificare e che può essere anche uno strumento di ribellione, intesa come rifiuto-decostruzione e ricostruzione; ma anche Mostri come mutazione, dell’inconscio, del pensiero, del mondo in relazione al nostro sentire e divenire e viceversa. In ambito pittorico e poetico ne ho fatto un nucleo a proposito della concezione sociale di femminilità e della sua negazione-abnegazione. Tutti questi sono microtemi incarnati da Maila, protagonista dell’album, una ribelle che travalica i confini di genere, corpo, spazio, tempo. Nel contesto specifico di Due Foglie le creature sono simulacri, residui di vite passate, inermi in un limbo spirituale, che può essere un locum di evoluzione tra morte e nuova vita, una dimensione della coscienza o altro, senza circoscriverlo in un campo interpretativo. Il fatto che siano delle vere e proprie opere d’arte ha un significato ben preciso: non esisteva simbolo più adatto a rappresentare l’elusione della morte effettiva e dell’oblio, la memoria e la perpetua rinascita o il legame tra anime.
Sebbene ogni immagine nel video nasconda dei valori emblematici, il mondo creaturale è anche l’elemento con maggiore varietà d’interpretazione, la cui ambiguità è il linea con la mia visione e con la simbologia dell’album: la cripticità rinnova ciclicamente la vita di un’opera. Le interpretazioni univoche e determinate rischiano di essere frutti maturi destinati a marcire in fretta sotto raggi troppo intensi. Ovviamente l’enigma perde valore artistico se si esclude la potenza del sentimento. È una metafora che può adattarsi bene all’iter di un’anima.
“Due Foglie” – Making of – Gallery – seleziona un’immagine per attivare il lightbox
Chi ha realizzato le sculture del video?
Le sculture sono state realizzate dai geniali artisti di Mutonia (Santarcangelo di Romagna ), citati tra i crediti. Tutta la location è molto in linea con il mio ambiente e quindi il mio immaginario, quello un po’ punk un po’ bohème dell’underground bolognese, in cui, fino a tempi recenti, ho trascorso i primi anni fondamentali della mia crescita artistica che, dopo la scuola di cinema biennale, è stata autonoma e libera, “ per strada”.
Ovviamente questa non è la prima volta che collabori con Amerigo. Che tipo di interazione e sviluppo del progetto avete messo in gioco?
Collaborare con Amerigo è sempre un onore e uno stimolo immenso. Quando, parlandomi del bando di Puglia Sound, mi disse di aver già comunicato il mio nome come eventuale autrice dei videoclip per Un Sogno di Maila, mi sentii lusingata e colma di idee. Credo che abbia pensato a me, oltre che per il pre-esistente rapporto di collaborazione, anche perché come giovane donna avversa agli schemi avevo più possibilità di raggiungere un’intesa totale con Maila e con l’estetica della sua musica, così intrisa di armonia femminile e di simboli. In passato Amerigo mi aveva già parlato di spiritualismo e della sua visione, che permea la sonorità è le liriche dell’album, perciò scivolare nel suo mondo è stato un evento totalmente spontaneo. Come sempre mi ha lasciato carta bianca.
Hai avuto modo di avvicinare la filosofia che attraversa il lavoro di Amerigo?
Ho approfondito le filosofie a cui si ispira. Seppur io non sia vicina a nessun credo o a forme di spiritualismo, sono sempre stata affascinata dalla poesia di alcune teorie; quella della reincarnazione e rinascita, per ragioni personali, mi ha sempre incuriosita. Mi piace pensare che, tramite una memoria ancestrale, nel nostro codice genetico si preservino e tramandino informazioni mentali di vite precedenti, a livello neurale. Da un punto di vista più poetico, immaginare una ciclicità della vita , la reincarnazione, la metafora di un filo rosso del Fato attorno cui la nostra volontà di potenza tesse le nostre vite, sono immagini di profondo lirismo. Il video di Due Foglie si sviluppa attorno a questo sentimento.
Puoi dirci qualcosa del casting e della protagonista del video?
Flora Zeng è un’artista dalla ricettività unica. Anche lei sta vivendo la sua formazione a Bologna, studia presso l’ Accademia di Belle Arti. Da tempo volevamo collaborare e ascoltando l’album ho subito pensato a lei, perfettamente in simbiosi con lo spirito ribelle ma eufonico di Maila. Anche in questo caso la presenza di un’artista, e quindi di arte, ha valenza simbolica. Ci sono diverse affinità tra i nostri universi creativi e umani: entrambe siamo affascinate dal perturbante e dalla trasgressione, restando però innamorate della Bellezza e della gentilezza, dell’Armonia. L’arte di Flora è stata fondamentale; lei è capace di un transfert totale con l’immaginario e con il personaggio, in questo senso è un’anima che trasla tra corpi e cose e le rielabora secondo la sua personalissima visione. Inoltre anche lei ha esplorato ogni ambito creativo, nel suo caso focalizzandosi sulla ricerca pittorica e performativa, indagine che traspare in maniera evidente dai costumi che indossa nel video, opere da lei stessa concepite e realizzate (e così in linea con il mio universo visivo). L’essenza del suo percorso artistico traspira anche dalla grazia e delicatezza delle “danze dell’anima”. L’azione della stessa performer per entrambe i ruoli era importante ai fini di una pluralità esegetica. Anche il lavoro tecnico di Alessandro Mainetti e Luca Morselli, dop e operatori, è stato di vitale importanza per la riuscita delle atmosfere.
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Il casting come è stato svolto e come hai trovato la protagonista?
Nel momento in cui concepisco un video, che di solito coincide con l’esperienza del primo ascolto, mi lascio ispirare esclusivamente dalla musica e dalle parole, dove vi sono; cerco di cogliere senza filtri la folgorazione emotiva e suggestiva. Non presto molta attenzione a stimoli esterni per non viziare il mondo del brano e degli autori, né il mio sentire, con l’immaginario di terzi; ma sicuramente la cultura visuale relativa alla mia antecedente ricerca è radicata a livello inconscio.
Dopo la prima visione del video, Amerigo mi disse che gli ricordava la poetica di Kim Ki-duk, scomparso poi pochi giorni dopo; sebbene io sia molto distante dai livelli del Maestro, dopo quel commento gustai di nuovo a distanza di anni alcuni suo capolavori, realizzando quanto mi avesse rivelato quando, da ragazzina, scoprii il suo cosmo iconologico di poesia crudele, dipinto con un tratto semplice e netto sulla pelle degli attori.
Come hai lavorato in regime di lockdown e più in generale cosa ha rappresentato per te, come creativa, questo lungo e difficile periodo che non sembra giunto alla fine?
Ho mosso i miei primi passi senza soldi e mezzi, sperimentando no budget, poi per parecchio tempo con piccole somme; e ne sono lieta, perché è stato fondamentale per apprendere e sfruttare ogni condizione come occasione di invenzione. Ovviamente il periodo storico attuale è piombato disastrosamente come un enorme meteorite nel mezzo delle strade di tutti; fino a Marzo 2020 avevo intrapreso un percorso tra gallerie d’arte con progetti per festival, e le richieste di videoclip da band interessanti fioccavano. Ora i giovani artisti non possono presentarsi ed esplorare l’ambiente durante le vernissage e il settore musicale “alternativo” è in stand-by, qualche video invece è saltato causa lockdown.
Però, ad esempio, senza la prima quarantena il video per Podio dei Solaris non sarebbe stato un lavoro d’ animazione; avrei continuato il mio percorso tra le mostre, ma non avrei avuto modo di scoprire nuovi ambienti e ruoli e approfondire la parte tecnica nel mio attuale lavoro in una produzione lontana di miei standard estetici. Il punto è che, per quanto si tratti di una situazione ascosa e terribile, la passività è la resa della creatività: l’esistenza è fatta di azione e re-invenzione. Per restare in tema con Due Foglie, dobbiamo procurarci la nostra rinascita, e questa dovrebbe partire proprio dall’arte, per antonomasia il settore della novità, delle rotture con il passato. La mente umana è malleabile, i mezzi della società liquida consentono l’impensabile e l’umano è una creatura fatta per adattarsi, siamo l’uomo carente di Gehlen. Bisogna accettare la nostra versatilità e l’instabilità della realtà.