giovedì, Dicembre 26, 2024

Art Brut: il classic rock di Top of the pops

Quando il desiderio di entrare con violenza nella hit settimanale britannica diventa un’ossessione, ecco che si può pensare di tramutare quello è stato da sempre un obiettivo in un titolo che ha dell’auto ironico. È il caso degli Art Brut che con l’uscita di Top of the Pops, si posizionano alla vetta di quella chart tanto agognata che rese celebre il format musicale inglese.
Mossi dal carisma del frontman Eddie Argos, Art Brut danno alle stampe  un doppio album, un greatest hits che ripercorre le tappe fondamentali della band seguito da una nutrita selezione di B-sides e demo. Ad assumersi la responsabilità dell’inizio è Formed a Band, tratto da Bang Bang Rock & roll cui segue la celeberrima My Little Brother, reinterpretata anni fa in versione italiana dai Tre Allegri Ragazzi Morti. L’album prosegue proponendo sfoggio dei fasti passati dalla band, attraverso brani come DC Comics and Chocolate Milkshake, e pezzi più recenti e maturi come  con Sealand. Ma se il successo passato è cosa ormai assodata, lascia perplessi la scelta di presentare due brani inediti che nulla aggiungono alla sfilza di tracce inserite in Top of the Pops. Trattasi di Arizona Bay e We Make Pop Music, entrambe composte per l’occasione; pezzi freddini e senza particolare smalto che più che invogliare all’attesa di una nuova e fresca uscita discografica, spingono ad un ritorno alla calda nicchia della produzione passata. Nettamente migliore la selezione del secondo disco, costellata di chicche tratte da live, demo, e produzioni curate da Pulp Russel Senior. Tuttavia, più che l’analisi puntuale dei pezzi contenuti, interessa notare come l’impalcatura generale dei due dischi sia in effetti una vera e propria dichiarazione di intenti. Lo stesso Eddie Argos in occasione dell’uscita dell’album, ha dichiarato come con Top of the Pops la band abbia finalmente ottenuto il proprio scopo: produrre un album che fosse un esempio di classic rock. A distanza di anni Eddie Argos cerca di riscattare quell’etichetta che volutamente gli Art Brut si imposero con la scelta del loro nome (espressione che in campo artistico rimanda all’arte fuori norma, in opposizione all’arte ufficiale e vigente), e entrare a testa alta nel pantheon degli idoli musicali britannici e non.

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.
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