È una fusione magica quella delle As Madalenas. Tati Valle, di origini brasiliane ma attiva in Italia da almeno otto anni, ha portato i ritmi nordestini e la musica della sua terra contaminandoli con la fertilità della nostra scena Jazz e trovando in svariate occasioni un transito stimolante tra diverse tradizioni, facendo del viaggio e della propensione all’incontro vere e proprie strategie creative.
Quella con Cristina Renzetti è una collaborazione che non arriva a caso; la musicista ternana si dedica ai suoni e allo spirito della musica brasiliana sin dai primi anni della sua carriera come performer jazz nella scena bolognese, per poi sfociare nel progetto Jacaré condiviso con Rocco Casino Papia che la porterà sino in Brasile tra collaborazioni di prestigio e la partecipazione alla mitica Som Brasil di Tv Globo.
Un viaggio opposto e coincidente, quello delle due musiciste, che dopo essersi incontrate e aver fondato le As Madalenas come progetto dal vivo, arrivano alla pubblicazione del primo album sulla lunga distanza a loro nome, uscito pochi mesi fa per Brutture Moderne.
E il risultato è freschissimo e sorprendente allo stesso tempo. Si respirano i suoni e i modi di un Brasile che ha attraversato la nostra canzone dagli anni sessanta in poi, come se il lavoro sottilissimo del duo fosse quello di trovare l’interstizio, il punto di contatto tra due culture senza quindi cadere nella trappola dello standard.
Rispetto al lavoro che Patrizia Laquidara ha fatto trasversalmente sulla stessa cultura, quello di As Madalenas ha una sostanza maggiormente filologica e rigorosa, ma compie lo stesso movimento centrifugo che attraversava la musica di Gal Costa o che distingue l’approccio di Marisa Monte al pop. Si esce quindi a poco a poco dall’alveo di una cultura per abbracciarne molte altre con un procedimento di assonanze, riflessi, scambi e suggestioni.
È il caso della forma modale di Deusa Do Amor, del minimalismo visionario di Olhar do Mar, dello swing di Rita, del doo wop di Marcianito, dei ritmi di Um Calo de Estimacao che sembrano incrociare quelli del brasile con i suoni della pizzica.
E se tra le cover incluse nell’album, Valle/Renzetti scelgono Paolo Conte (Madeleine) e Arto Lindsay (Simply Are) è per la loro capacità di elaborare i frammenti di una tradizione in movimento, fuori da qualsiasi stereotipo e capace di rinnovarsi ad ogni ascolto. Basta porre attenzione alla versione di Trem das Onze, come quella proposta da Stefano Bollani divisa tra Adoniran Barbosa e Riccardo del Turco, ma qui vero e proprio dialogo; una delle “schermaglie” di un progetto vitale e duellante.