domenica, Novembre 17, 2024

Aucan: tra controllo e cambiamento, il 26 luglio dal vivo alla Festa della Musica

Aucan è un progetto complesso, come si integra con altri progetti che portate avanti individualmente?

Aucan è un progetto quasi totalizzante. Ci sono comunque alcuni progetti che portiamo avanti individualmente. Io (Fra) ultimamente seguo la produzione e la direzione artistica di Barks, il progetto di un giovane producer techno molto interessante. Ne sentirete parlare, credo. E poi lavoro a Krisis Magazine, un magazine/pubblicazione a cavallo tra arte, design, teoria e politica. Jo porta avanti TapeWave Mastering, il suo studio di mastering, e si occupa di produzioni. Entrambi, poi, insieme, lavoriamo a Raro, un piccolo brand di abbigliamento, che in autunno lancerà la sua nuova collezione.

L’arte del remix: Se vi proponessero l’equazione remix = cover, cosa direste? In effetti cosa significa per voi remixare un pezzo altrui?

Remixare un brano significa frantumarlo in mille pezzi e dargli una nuova configurazione. Spesso è difficile capire immediatamente il nesso fra l’originale e il remix.

Quale potrebbe essere secondo voi il tratto connotante della musica degli anni ’00? Musica elettronica per voi che significato ha?

Per quanto riguarda la musica anni ’00 direi ibridazione, per la musica elettronica, su due piedi, mi viene in mente un Theremin

Qualche tempo fa i Chemical Brothers racontavano che la tecnica viene con la pratica, quello che conta è l’istinto e fidarsi di quello. Ad istinto e intuito, direi che come frase vi si addice, voi che dite?

In parte. Da un lato cerchiamo di avere un controllo forse un po’ maniacale sul progetto e su ogni sua fase. Anche per questo ci occupiamo noi direttamente di quasi tutto. Ma dall’altro, siamo completamente aperti a stravolgere i nostri piani a seconda di quello che ci capita, delle occasioni, del caso. Assecondiamo il cambiamento… In questo abbiamo un’attitudine zen.

Come è nato A Better Place, l’approccio è stato diverso rispetto ai lavori passati?

L’approccio è stato diverso anzitutto perché è nato da una collaborazione in studio con Stabber. Lui ha lavorato sulla traccia e il suo zampino si riconosce subito. Il risultato è un brano a sé, slegato anche dalle produzioni che proporremo nei prossimi mesi: per questo lo abbiamo proposto come singolo (in free download).

In merito alla collaborazione con Stabber, come è nata e come si è svolta?

Abbiamo ospitato Stabber in occasione di una sua data a Brescia. Ci siamo trovati in studio per lavorare al pezzo e per mangiare gelati. Noi lo seguiamo da tempo, ha un suono davvero personale. È stata una bella occasione di scambio: lui lavora in modo completamente diverso da noi

Il pezzo è aperto da un campione di Ritorno Al Futuro, passione cinematografica o c’è qualcosa d’altro?

In quella frase Doc dice: “I′ve come to say goodbye, I′m going away and I′m afraid I′ll never see you again”. Era proprio nell’idea del pezzo, che parla di allontanarsi, di andare via alla ricerca di un “better place”.

Tenete in considerazione la risposta del pubblico ai nuovi pezzi live proposti? O perlomeno orientano in quale modo le vostre decisioni?

La risposta del pubblico è fondamentale per capire cosa funziona di più e cosa meno nella nostra musica. Suoniamo i pezzi dal vivo per mesi prima di pubblicarli: solo in live è possibile capire veramente una (nostra) traccia.

Una domanda canonica per concludere, anticipazioni per il futuro?

Abbiamo un sacco di musica nuova, faremo una o più uscite nei prossimi mesi, anche se non sappiamo nulla di più preciso. Stiamo anche uscendo con il nuovo dj/vj set: suoniamo molti pezzi originali, remix di tracce Aucan, bootleg editi e inediti mixati con pezzi di altri. Dall’autunno lo porteremo in tour.

E una meno canonica, quando avete paragonato Brescia a Berlino, si trattava di una marchetta vero?

Non ci credevate sul serio… Brescia e Berlino sono simili, ma Brescia è molto più a misura d’uomo.

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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