Augustine è l’immagine scientifica, fisica e creativa dell’Isteria. Al patrimonio iconografico della Salpêtrière e alle ricerce di Charcot e Hippolyte Bernheim, Georges Didi-Huberman ha dedicato un libro importante, mentre Alice Winocour ha realizzato uno dei film più intensi del recente cinema francese interpretato dalla cantante Soko (Stéphanie Sokolinski).
Sara Baggini, cantautrice umbra di origini valtellinesi, sceglie questo moniker e presenta il brano omonimo su Youtube per anticipare l’album “Grief and Desire“, previsto per il prossimo febbraio.
Augustine s/t – Dir: Francesco Biccheri
Diretta da Francesco Biccheri, la clip nasce dagli stimoli condivisi durante le lezioni del Professor Sauro Cardinali presso L’Accademia delle Belle Arti di Perugia.
Linguaggio e ibridazioni sono quindi quelli della videoarte. “Più di un videoclip” ci ha detto la Baggini. Il processo indagato attraverso i riferimenti alla produzione di immagini legate alla trasformazione performativa del corpo isterico, cambia prospettiva dall’apparato vojeuristico messo in piedi dalla scienza medicale, inventandosi, come nel caso del film della Winocour, una sorta di “scrittura” creativa i cui segni visuali raccontano il percorso identitario della performer. Ecco le scomposizioni del corpo filmato, l’istante sovrapposto e l’essere calato nella molteplicità.
Realizzato in collaborazione tra la stessa Baggini, il regista Francesco Biccheri e l’artista Antonio Rossi, il video è frutto di una condivisione profonda. “I riferimenti visivi – ci ha raccontato Biccheri – provengono dall’arte piuttosto che dal mondo dei videoclip. Laddove lo sviluppo dell’isteria veniva legato alla capacità di donarsi all’obiettivo da parte dei soggetti isterici, in un mutuo scambio di potere tra paziente e medico, nel caso del video per Sara Baggini si sfida l’occhio dello spettatore a ricomporre la frammentazione identitaria a cui sta assistendo”
Tutti i movimenti della Baggini sono stati modellati sulle posture delle isteriche fotografate da Charcot senza alcuna intenzione parodica. “Si voleva presentare – ha spiegato Biccheri a indie-eye – un corpo che assumesse su di sé molti elementi di opposizione al pari delle isteriche durante gli attacchi, quindi fascino e terrore, dramma ed estasi, lutto e desiderio. Il lavoro coreografico ed attoriale di Augustine sta proprio nell’espressione corporea di queste contraddizioni. Non si voleva creare, ad ogni modo, un’immagine chiara della figura. L’identità isterica è un’identità frammentata; l’attacco isterico è come un fluire improvviso di molteplici momenti contemporanei dell’essere. Sono pertanto stati realizzati diversi piano-sequenza (alcuni in primo piano, altri a figura intera), ad inquadratura fissa, dell’intera successione di movimenti, che poi sono stati sovrapposti, in fase di montaggio, utilizzando diversi gradi di trasparenza e – talvolta – leggere accelerazioni”
A livello di scelte illuminotecniche i realizzatori hanno deciso di sovraesporre in post produzione, proprio per creare una sinestesia tra l’immagine e la dimensione isterica.
“La scelta del bianco e nero e del “soft focus” richiamano apertamente la fotografia dell’Ottocento – ci ha detto Biccheri – gli stessi ritratti della Salpetriere possiedono queste caratteristiche. La fotografia di Julia Margaret Cameron, con i suoi tableau vivant, a loro volta ispirati alla pittura Preraffaellita è stata posta dall’autrice come riferimento visivo”
Tutto il video rimanda alla ritrattistica ottocentesca, le antiche fotografie appese alle pareti sono ritratti femminili di famiglia, incorniciate da Rossi e Baggini e che compaiono in dettaglio durante alcune transizioni del video.
Lo strano marchingegno presente nella clip e che ricorda un banco ottico, è simile allo strumento con cui venivano eseguiti gli scatti alla Salpetriere; l’oggetto è stato progettato e costruito dagli artisti.
Francesco Biccheri, classe 1980, ha studiato fotografia in camera oscura e video arte. Fotografia e video sono la sua principale attività. Ha partecipato a mostre e festival di varia natura tra cui “Luoghi d’osservazione 7” a Lerici (Sp) nel 2008, “II mostra internazionale di arte giovane” a Mosca (Russia), “Loop Festival” di Barcellona (Spagna) nel 2010, finalista al “Celeste Prize” nel 2010, “Dedalo” a Palazzo Penna Perugia nel 2011 e a Tubingen (Germania) nel 2013, “Tell mum everything is ok” a Palazzo Penna Perugia nel 2013.
Tra i videoclip che ha realizzato, La parte migliore per Maverik, Superman per Radiolari, Lontano da qui per Matta Clast. Il suo sguardo è fortemente influenzato dall’esperienza fotografica e videoartistica, sia per la grande capacità di composizione dell’inquadratura, quasi sempre legata al rapporto tra corpo e sfondo, oggetti inanimati e divenire del paesaggio, sia per l’utilizzo di tecniche digitali che richiamano quelle dei grandi videoartisti (da Nam June Paik a Bill Viola) ovvero con quello stile che invece di suturare l’immagine rendendone invisibili gli artifici e il rapporto tra organico e inorganico, la apre al contrario all’esperienza del visibile, mostrando quelle cicatrici che legano un mondo visuale all’altro. Ri-mediazioni emozionali.
I Videoclip di Francesco Biccheri
2008 – Pat Pend “Moka” (finalista al PVI 2008)
2011 – Matta Clast “Lontano da qui”
2014 – Lil Cora & the soulful gang “Psychedelic Sally”
2014 – Radiolari “Superman”
2014 – Le Idi di maggio “Pane e Coniglio”
2015 – Le Idi di maggio “Questo è il paese delle meraviglie”
2016 – Maverik “La Parte Migliore”
2017 – Le Lune Storte “Marci”
2018 – Augustine “Augustine”