Giunti al traguardo del sesto disco, i Bachi da Pietra scelgono di giocare a carte scoperte. Se Quintale era stato il culmine di un processo evolutivo che aveva portato il duo a riesumare le proprie radici musicali, Necroide è un vero e proprio atto d’amore verso quella stessa “musica di genere”. All’interno dell’album, Succi e Dorella rendono esplicitamente omaggio (in termini tanto stilistici quanto lirici) all’underground heavy metal dei primi anni ’80, quello senza tetto né legge che vedeva i propri alfieri in gruppi come Motorhead, Venom, Metallica e Slayer. A mitigare tale vena mortifera giungono tuttavia le suggestioni provenienti dall’altra dichiarata passione dei nostri, ovvero la black music, intesa qui non solo come blues, ma anche come funk/r’n’b in tutte le sue varie accezioni (anche quelle meno nobili di Prince e Cameo). Ne risulta un mix atipico: trainati da una sorta di sconsiderato abbandono, i due accentuano i contrasti con intenti quasi caricaturali, lasciando emergere una vena umoristica inedita che – paradossalmente – si sposa egregiamente con la devastante potenza sonora dell’opera. Abbiamo incontrato Giovanni Succi per parlare con lui di Necroide, e dei brani che hanno contribuito a plasmarne il suono.
Realizzata via Skype e in viva voce a causa della rete ballerina, la qualità (anche feroce) del Podcast è il risultato di un racconto personale, confessionale e senza compromessi.
BACHI DA PIETRA ASCOLTA IL PODCAST: GIOVANNI SUCCI RACCONTA NECROIDE