lunedì, Dicembre 23, 2024

Bautista – Una buona storia, il videoclip di Acquasintetica: l’intervista

Il video di "una buona storia" è uno dei più interessanti del momento tra quelli prodotti in Italia, perché elabora, finalmente, un vero e proprio linguaggio di sintesi che assolve la funzione promozionale, uscendo, allo stesso tempo, dai codici "alla moda" dei videoclip che si producono nel Belpaese. La recensione e l'intervista a Gianvito Cofano

Se non si analizzano le questioni di genere in modo trasversale, si rischia di negare pluralitá di posizioni e ambiti storico temporali completamente diversi. Prendiamo il termine “femminismo”, assolutamente vago dal punto di vista teorico perché ricchissimo e denso. Si preferisce infatti parlare di “femminismi” per favorire la stratificazione, l’interdisciplinarietà, le culture, i luoghi e le possibili intersezioni.
Lo stesso vale per tutte le questioni inerenti le comunità gay, lesbiche, bisessuali, transgender, intersessuali, bisessuali, queer accolte sotto l’ombrello in continua espansione LGBTIQ.

I video di Acquasintetica realizzati per i pugliesi Inude, uno dei quali (Shadow of a gun) è stato scelto da Michele Faggi per l’innovativa sezione dedicata ai video musicali, che cura da tre anni per Asolo Art Film Festival (ndr. Ancora attivo fino al 30 di aprile il bando per iscrivere le proprie opere all’edizione 2021, inclusa la categoria “music video”, ci si iscrive attraverso questa pagina su Film Freeway) , declinano parte di quella cultura risignificando alcuni stereotipi di genere e traghettando nello spazio sincretico del videoclip elementi conosciuti della cultura pop, che vengono ricontestualizzati.

Indie-eye è da tempi non sospetti interessato alla definizione di LGBTIQ come galassia in espansione, le cui qualità non sono recintabili (n.d.r. consulta la sezione LGBTIQ cinema) e dobbiamo ammettere che il lessico di Acquasintetica è tra i più stimolanti in questo senso, capace com’è di attingere al serbatoio di tutta la cultura pop, per disseminare una nuova percezione dei processi identitari attraverso i codici della comunicazione di massa: advertising, visuals, teaser, videoclip.

Gianvito Cofano, che insieme ad Alberto Mocellin condivide il progetto Acquasintetica, spiega molto bene questo processo nell’intervista in cui ci descrive il making del video realizzato per Bautista. I colori dell’animazione giapponese di massa, amplificatori del sentimento e delle identità dei personaggi, diventano parte di una nuova sinestesia che informa da una parte il genere videoclip come espansione (ma anche contrazione) della performance musicale o del musical come incubatore di segni. Dall’altra generano un cortocircuito con quello che siamo abituati a percepire, allargando i termini di relazione tra segno e senso.

Il video di “una buona storia” è uno dei più interessanti del momento tra quelli prodotti in Italia, perché elabora, finalmente, un vero e proprio linguaggio di sintesi che assolve la funzione promozionale, uscendo, allo stesso tempo, dai codici “alla moda” dei videoclip che si producono nel Belpaese. Diventa quindi un “testo” complesso, sospeso tra le istanze della videoarte e un superamento delle asfissie accademiche in cui questa è pericolosamente precipitata da qualche decennio.

In termini tematici, aspetto che ci interessa relativamente e che lasciamo a chi se ne occupa male o peggio rispetto a quello che potremmo fare se solo volessimo raccontar storielle, il nuovo singolo di Bautista, duo formato dal produttore italiano Machweo e dal cantante peruviano 999asura, definisce un racconto di perdita, legato all’entropia di un percorso relazionale. Anche questo, a ben vedere, viene raccontato con le scorie, i segni, le interpolazioni, gli innesti della cultura pop, come da vecchia tradizione che dalla black music ci ha condotto all’hip-hop fino alle recenti declinazioni “spoken”.

La strada come eterotopia e spaziotempo possibile, e quindi la tessitura lirica come definizione di un segmento potenziale, tra meme, citazioni, frammenti di cultura popolare.

Ecco allora che l’identità dei soggetti narrativi non viene più definita né orientata secondo coordinate sessualizzate, perché chi perde cosa o chi perde chi rimane nel regno delle possibilità.

Questa arte combinatoria gli Acquasintetica la interpretano con moltissime stratificazioni, inclusa la commistione tra purezza e perversione, sangue e santità, colore e luce che sembra rileggere la cultura visiva di Derek Jarman, grande autore di cinema libero ma anche di videoclip non conformi alle regole.
Buona Visione.

Bautista – Una Buona Storia, il Making of del video di Acqusintetica: l’intervista a Gianvito Cofano

Cominciamo dall’inizio, la collaborazione con Bautista.

I Bautista ci hanno contattato perché gli piacevano i nostri ultimi lavori per gli Inude (i videoclip di “Ballon” e di “Shadow of a gun”). Ci siamo incontrati per un bicchiere di vino e abbiamo chiacchierato un sacco di tantissime cose, soprattutto di anime, di cui siamo tutti molto appassionati, sia noi che loro due.

Cosa vi piace degli anime?

L’amore con cui negli anime vengono narrate emozioni e fragilità e di elementi che tornano spesso, come ad esempio il cambiare colore di capelli per raccontare la trasformazione spesso causata da uno stato di sofferenza; basta pensare banalmente alla prima trasformazione di “Dragon ball” o a “Tokyo Ghoul” o a tanti altri cult dell’animazione giapponese.

In che contesto avete condiviso questi stimoli?

Tutte queste chiacchiere le abbiamo fatte a casa loro, una casa che, essendo semi interrata, aveva poca luce da finestre e molta luce da schermi, una cosa che ci ha molto colpito perché abbiamo parlato di anime che spesso sono rappresentazioni di mondi interiori, che guardiamo tramite uno schermo. Ci piaceva molto l’idea che uno schermo fosse una finestra sul dentro.

Nei vostri video sembra che ci sia un costante interrogarsi sulla ri-mediazione delle immagini, schermi che ne incorporano altri, ma anche una dimensione post-pittorica che estende il colore nella dimensione elettronica. Quali sono i vostri riferimenti?

La cosa bella dei videoclip è che possono essere tutto, non ci sono confini, si fa un po’ quel che si vuole e si sente. I nostri riferimenti arrivano molto banalmente dai maestri di questo mondo, Jonze, Glazer, Cunningham, ed ovviamente Gondry, che più di tutti non si è mai posto limiti tecnici per raccontare quello che gli pareva, non l’ha fatto neanche quando ha iniziato a fare cinema, ha portato con sé tutto.

Potete raccontarci la realizzazione tecnica del video. Dove l’avete girato e con che tipo di allestimento?

Il video l’abbiamo girato allo Ientu Film, uno studio in Salento, in un piccolo paesino che si chiama Depressa. Ci abbiamo montato all’interno un grande ledwall e insieme a Fabio Tresca, lo scenografo, abbiamo allestito la camera da letto dei Bautista. A parte i contenuti all’interno dello schermo (girati e montati prima) abbiamo girato tutto li, seguendo il nostro storyboard al dettaglio.

Molto bella la sezione in stop motion che utilizza un particolare impiego delle luci. Potete raccontarcela?

Abbiamo semplicemente fatto saltare Aaron più o meno un centinaio di volte (sorride) . Il lavoro sulle luci in parte è reale, a causa dei flare ottenuti dalle luci puntate in camera, in parte è implementato in post produzione. Volevamo valorizzare un pezzo del testo che troviamo veramente bellissimo, uno sfogo sulla stanchezza emotiva che ti fa sprofondare, la maestria nell’uso delle parole per raccontare sensazioni così intime è sinonimo di grande consapevolezza, per noi non c’era modo migliore che farlo volare. Lo stop motion è consapevolezza, è una magia di cui tutti sanno il trucco, e nonostante questo rimane magica.

Progetti per il futuro?

Stiamo per girare un cortometraggio, non vi diciamo nulla, tanto lo vedrete tra qualche mese!!

Donatella Bonato
Donatella Bonato
Veneta, appassionata di tutti quei suoni che alterano la percezione, si è laureata in storia dell'arte nel 2010 e alterna la scrittura critico-musicale al lavoro per alcune fondazioni storiche.

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IN SINTESI

Il video di "una buona storia" è uno dei più interessanti del momento tra quelli prodotti in Italia, perché elabora, finalmente, un vero e proprio linguaggio di sintesi che assolve la funzione promozionale, uscendo, allo stesso tempo, dai codici "alla moda" dei videoclip che si producono nel Belpaese. La recensione e l'intervista a Gianvito Cofano

Regia/Fotografia/Editing: Acquasintetica (Gianvito Cofano & Alberto Mocellin)
Una produzione Santabelva
Ex.producer: Henry Albert
Elettrico: Francesco Bove
Styling: Francesca Cavalcati
Scenografia: Fabio Tresca
Ass. Scenografo 1: Marco Vigna
Ass. Scenografia 2: Inguscio Dario
Key makeup/FX artist: Ida Collabolletta
Makeup artist ass.: Exenia Canepa by ddmakeupfactory
Performer: Carla Del Giudice / Federica Latorre / Claudio Vitale / Vera Sticchi / Roberto Vitelli
Studio: Ientu Film
Fotografa Backstage: Laura Stracapede
Runner: Giacomo Greco

Grazie a: Antonietta Rubino, Massimiliano Verdesca, Flavio Paglialunga, Giacomo Greco, Nicolò Cofano.

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