La metropoli più rappresentativa della Grecia continua a bruciare, stretta tra le istanze di un popolo affamato e nuovi estremismi beceri che raccolgono inesorabili sempre più consensi. Bene, questa brevissima introduzione serve solo a dirti, caro lettore, che il disco dei Bazooka è il suono attuale di Atene. È il grido feroce di una città che amplifica tutto il disagio di una nazione; è lo sballo liberatorio di una gioventù che ormai non ha nulla da perdere poiché ha già perso tutto. Non fatevi ingannare dai titoli di alcuni canzoni: Bye Bye Girl, Penny, Summer Song potrebbero far pensare ad una band slegata dal proprio contesto socio-culturale e dal proprio ambiente. D’altronde non stiamo parlando di Hardcore politicizzato o di Crust, ma di semplice Garage Punk. Sfatto, cialtrone e rumoroso come ha recentemente insegnato la scena canadese dei vari Demon’s Claws e Red Mass.
Il disco omonimo di questi quattro ragazzi greci non racconta il dramma di un Paese sfornando slogan rabbiosi; la rabbia la senti nell’impasto di Noise ed Heavy Psych innestato su un Weird Garage Punk saturo di fuzz e twang guitar che sembra vomitato direttamente da un vecchio vinile di Back From The Grave.
Si diceva delle affinità con la scena canadese, ma anche con il nuovo Garage francese dei vari JC Satan, Feeling Of Love e Catholic Spray, anche se qui c’è meno predisposizione per la wave malata delle bands sopracitate e più attitudine verso suoni Heavy (vedi l’attacco Stoner dell’iniziale Zed The Mythical Goat).
I Bazooka sono taglienti, viziosi, acidi, parlano la lingua universale del Rock famelico e tossico. La Grecia va giù, loro se la ridono e vi salutano dall’inferno.