martedì, Dicembre 24, 2024

Billy Bragg live @ Teatro Dal Verme – Milano 20 luglio: la recensione

Le ultime note a risuonare nel Teatro Dal Verme, pieno solo per metà anche a causa del periodo vacanziero, sono quelle di Waiting For The Great Leap Forwards, il brano con cui Billy Bragg chiude da qualche anno i suoi concerti, la canzone che io considero un po’ come la sua Desolation Row, per la cripticità del testo e per la grande forza evocativa, spostata dall’era beat a quella moderna post-ideologica post-tutto.
Billy invece viene a dirci che la disillusione non deve vincere, che bisogna continuare a lottare per le nostre idee, che sono quelle giuste anche se sono state sistematicamente sconfitte e continuano ad esserlo, che il primo nemico da battere è il cinismo, il miglior alleato del Capitale.
E io gli credo, perché Billy canta la sua vita e quello in cui crede come pochi altri sanno fare, direttamente dal cuore e col sorriso sulle labbra, aiutandosi con abbondanti dosi di humour inglese.
Il concerto era iniziato un’ora e mezza prima con Ideology, affemando quindi fin dall’inizio quelle che sarebbero state le conclusioni, ed era poi proseguito vagando qui e là all’interno dell’ormai trentennale carriera del cantautore, passando dagli esordi, la bellissima A New England, al termine della quale ci si chiede se davvero l’autore voleva solo una nuova ragazza, all’ultimo Tooth & Nail, rappresentato degnamente da Handyman Blues, la risposta data da Billy alla moderna crisi della mascolinità, dando il giusto spazio anche all’avventura di Mermaid Avenue con Way Over Yonder In The Minor Key e con la stupenda California Stars.
Tra un pezzo e l’altro Bragg si è raccontato, narrando le sue strane esperienze durante gli ormai innumerevoli tour passati e lasciando anche spazio allo humour, per esempio quando ha affermato che l’Americana è nata in Inghilterra con lo skiffle (e può dirlo, dato che oggi ne è tra i migliori interpreti), e alla fantasia, quando ha descritto delle fantomatiche sessioni per Mermaid Avenue fatte con i Kraftwerk per dare una visione europea al mito americano, come richiesto da Nora Guthrie.
La sensazione all’uscita dal teatro è stata quindi quella di aver passato una serata con un amico, qualcuno con cui si condivide qualcosa di più che una semplice manciata di canzoni. Grazie Billy, sempre a pugno alzato!

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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