Non è finita finché non è finita, recita il più scaramantico degli scongiuri e anche una trasmissione radiofonica italiana. Ma in realtà questo motto potrebbe bene appiccicarsi alla Broken Family Band, realtà operante dal 2001 al 2007, ai più sconosciuta ma che cela doppie realtà. La band della famiglia a pezzi nient’altro è che il passaggio intermedio tra gli Hofman e i Singing Adams (di cui vi abbiamo parlato già qui e qui), il tratto intermedio di accrescimento dell’ego da parte del leader Steven Adams, autore, cantante e chitarrista di queste formazioni inglesi. In questo disco propongono un best of della loro produzione, selezionata accuratamente senza accontentare tutti se non la band stessa, altrimenti non si spiegherebbe la mancanza di almeno una tra le due tracce del mini Cinema vs House. 500 copie per gli aficionados danno il via alla digitalizzazione del loro intero catalogo, oramai che It’s All Over, è tutto finito.
Da Cambridge il percorso musicale ha preso le distanze da tutte le sperimentazioni che anche nelle prestigiose università sembrano svilupparsi autonomamente: a loro è vicino il Sud degli Stati Uniti sarcigno che ha dato i natali anche ai R.E.M., al collettivo Elephant 6 e ultimi ma non ultimi i Neutral Milk Hotel (coverizzati a suo tempo sotto autorizzazione di Jeff Mangum). Un rock classico, lento per il troppo sole battente sulle rocce nude, fragile per i troppi cuori spezzati. Fuori da paragoni esterni, la Broken Family Band porta sulle spalle un processo di maturazione sulle melodie e sui suoni che li fa sembrare anche troppo classici (Poor Little Thing, country da pub, Hey Captain! e The booze and the Drugs, solito post rock in due atti prima acustico e poi scatenato, Milton Mapes e altre ballads in esubero). Le distorsioni non sono mai troppo spinte, le chitarre vengono fatte sfogare ma a fine canzone ritornano all’ovile buone e calme. Insomma, rassicurante nell’ascolto ma comunque reale e veritiero quando si guardano i testi.
Per chi cercasse un pop fatto con cura e classe, può trovare dei piccoli capolavori, ammesso che si amino le chitarre steel e acustiche. Alla larga chi non ha mai sopportato gli Eagles e chi pensa che i Creedence Clearwater Revival siano mosci.
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