giovedì, Novembre 21, 2024

Calibro 35 – Superstudio: lo splendido videoclip del collettivo John Snellinberg

Science Fiction e Noir. Il cinema “pop” e le scenografie di Francesco Cuppini per “Femina Ridens”. L’attenzione al colore e alle luci in forma “optical” e una serie di rimandi che da una parte spingono verso dinamiche associative, dall’altra invitano ad un godimento del gesto e della sua grammatica, prima o dopo la genesi dell’evento.

Da questo punto di vista è il video del collettivo John Snellinberg più anti-narrativo, o comunque legato a principi sinestetici, rispetto ad una videografia di altissima qualità, ma ancorata alla costruzione di “storie mute”, come accadeva per i prodotti del mercato “catodico” durante la seconda metà degli anni ottanta, quando ormai gli standard di MTV avevano imposto le regole e limitato la sperimentazione ai margini. Il racconto viene decostruito dal suono e segue l’andamento acusmatico del pezzo; acusmatico nella definizione di uno spazio visivo/sonoro anti funzionale. Rattles e Shakers che seguono il movimento del telefono a disco della SIP, snodi sollecitati dai cambi di registro amonici e compositivi, per una diegesi  virtualmente reinventata. 

Intepretato da una bollente Eleonora Cappelletti, il cui volto diventa una straordinaria maschera tragica nelle mani di Gioffredi (regia) / Burberi (fotografia) / Alterini (make-up), “Superstudio” è un omaggio esplicito, ma allo stesso tempo “obliquo” al radicalismo architettonico di Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia e ad altre diramazioni legate alle coeve decostruzioni sistematiche dell’eredità funzionale. Oltre al fiorentino “Superstudio“, di cui vengono utilizzate alcune opere dei primi anni settanta, ci sono i concittadini “Archizoom“, l’austriaco di adozione torinese Ettore Sottsass Jr, un maestro dell’avanguardia italiana del secondo dopoguerra come Fabio Mauri e i visuals della video designer Elisa Seravalli che si confondono con i volti della Cappelletti e di Luke Tahiti in stile “Exploding Plastic Inevitable”.

Di Ettore Sottsass Jr viene utilizzato lo specchio lampada noto come “Ultrafragola“, che gli Snellinberg impiegano con abilità combinatoria trasformandolo in un “portale” (femminile/maschile, tempo/spazio) e forse ricordandosi di “Prince of Darkness” di John Carpenter. 
Del resto, la dissoluzione del confine tra reale e virtuale, presente e futuro, era già al centro di “Luna“, l’installazione di Fabio Mauri che anticipava di qualche mese, in modo visionario e aptico, le fasi dell’allunaggio del 20 luglio 1969. Gli Snellinberg ci entrano dentro e grazie alla complicità del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, la trasformano in uno dei numerosi transiti della coscienza che rilanciano questo racconto possibile, tra desiderio, colpa e perdita. 

Rispetto alle clip che nascono in seno alla videoart e che non escono da quella semantica “dis-umana” legata ai principi dell’installazione, quasi sempre al di quà dell’esperienza, gli Snellinberg fanno ancora cinema, nell’accezione che hanno scelto, quella collettiva. Non è una frattura, ma uno “hiatum”, perché da quella distanza breve osservano un pezzo di storia dell’immaginazione al potere e la rileggono con un potenziale ludico e umano che non si lascia trascinare dall’astrazione per l’astrazione. 

Combinatorio, colto e godibile nel senso dei notevoli Cattet Forzani.  Menzione speciale alla bellissima “title sequence” di Valentino Mario Conte e al “product placement” di qualità by Poltronova.

 

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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