Dal secondo album di Caracas “Ghost Tracks”, la band di Valerio Corzani e Stefano Saletti, presenta il nuovo singolo: “E la luna bussò”.
Il brano firmato da Lavezzi, Avogadro e Pace e lanciato dalla bellissima interpretazione di Loredana Bertè negli anni Settanta, è rivisitato con un andamento davvero ammaliante che potrebbe far pensare ai Caraibi o a Capoverde. Al violino Erica Scherl e alla voce Eugenio Saletti, chitarrista e voce ufficiale nei live del gruppo.
Il videoclip, in esclusiva lancio su indie-eye, è stato realizzato da Materiali Sonori Pictures, con la regia di Pierfrancesco Bigazzi (in collaborazione con Mattia Colosci e Rossano Dalla Barba) che già aveva realizzato Dub Sunset, di cui abbiamo parlato da questa parte
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Caracas – E la luna bussò, il video diretto da Pierfrancesco Bigazzi in anteprima su indie-eye
L’intervista a Pierfrancesco Bigazzi, autore del videoclip de “E la luna bussò” dei Caracas
Ancora una volta la città fa da sfondo ad un tuo videoclip. Cosa cerchi e cosa trovi nell’architettura urbana?
Sono molto affascinato dalla città e dalle sue sfumature. Cerco sempre un’estetica urbana che raffiguri quella che può rappresentare un certa Europa del nord. O comunque che sia globale e che non identifichi una vera e propria città, come nel video dei Caracas, che abbiamo girato a Roma, ma potrebbe rappresentare qualsiasi altra città, cercando il sapore del disco. Questo è stato grazie anche alle location trovate da Stefano e Valerio. Mi piacerebbe molto girare in luoghi come Amburgo, Berlino, e per rimanere nello Stivale anche Torino, che a mio avviso è una città con uno splendore molto europeo. Sono affascinato da tutto quello che è diverso da noi. Apprezzo e son sicuramente condizionato dall’architettura italiana, soprattutto la bellezza di palazzi e monumenti che danno vita a città come Firenze, ma sono molto più attratto dalla “decadenza”… dalla periferia: i murales, le mura distrutte e consumate, gli alti palazzi condominiali, i vicoli, le industrie…
Tutti quei posti che andrebbero valorizzati e che nascondo storie profonde e significative.
Mi pare ci sia una costante contrapposizione tra questa dimensione e la natura. In questo caso è il sole e la luce a squarciare il grigiore dell’urbe…
Insieme a Mattia Calosci, complice – con Rossano Dalla Barba – anche in questo video, ci piace molto dividere i due mondi, contrapporli! E a volte creare una vera e propria collisone. Unire quello che può rappresentare per noi la fantasia alla realtà. Veniamo da due piccoli paesi tra i monti, fra il Chianti e l’Appenino, quindi boschi, prati e piccoli laghi, insomma il nostro habitat. Ma siamo interessati anche alla contaminazione. La natura ci lega molto al nostro percorso. Stiamo sperimentando per conto nostro certe illuminazioni su ambienti naturali. Un po’ come il discorso della collisione: dare elettricità alla natura. E speriamo di realizzare tutto ciò nel prossimo album di Flame Parade e, perché no? in altri brani dei Caracas…
Raccontaci della tua collaborazione con Caracas e del modo in cui hai sviluppato questa loro immagine nei videoclip che hai realizzato
L’idea di questo video, come detto precedentemente, era quella di nascondere la “romanicità” e lasciare che il caldo dell’estate creasse una certa “esoticità” alle immagini. È stato un video semplice, girato in due giorni, molto “amatoriale”, ma era proprio questo che ci piaceva, la naturalezza che sarebbe andata a rappresentare la virtù della band e la sua musica.
Con Caracas la collaborazione nasce grazie a Giampiero e alla Materiali Sonori, etichetta che ha realizzato il disco “Ghost Tracks” (come anche il precedente). Ma l’emozione più forte è aver potuto lavorare con loro e rappresentare in piena libertà la loro musica con le immagini. E poi mi piaceva l’idea di poter lavorare con Valerio, Stefano e con Erica e Eugenio, musicisti e persone che stimo moltissimo. Devo anche dire che Stefano insieme a Fabiana mi hanno visto crescere… fin da piccolo… quindi possiamo dire che c’è un forte legame affettivo e anche familiare!
Progetti per il futuro?
Stiamo in questo momento ultimando un corto Western, in una desertica cava, con la musica di Flame Parade che spero sia pronto a breve. In più sto scrivendo due storie, un corto e un film, dove torna al centro la coppia (come nel mio primo corto “Dove noi non siamo”). Le debolezze e le paure dell’essere umano e, per rimanere in tema, la città e le sue mura e l sue strade. La città e la periferia faranno da cornice ai protagonisti.